Cinque anni possono essere un soffio o un’eternità. Dipende da come li vivi, da come li affronti e con chi. IrpiniaPost oggi compie 5 anni, i suoi primi cinque anni. Andammo online per la prima volta il 16 aprile 2015, alla vigilia della campagna elettorale per le Regionali che, se non ci fosse stata l’emergenza coronavirus, ci saremmo a breve ritrovati a vivere. Non ci piacciono le autocelebrazioni, ma in un’epoca nella quale nascono (e muoiono) testate con la stessa naturalezza che vede nascere e morire le mosche, in questi 5 anni noi ritroviamo un pizzico di eccezionalità. Se un anno è poco e tre ancora non dicono molto, cinque iniziano a essere abbastanza per fare bilanci e tirare qualche somma. Cinque anni rappresentano un ciclo, non a caso in Italia la quasi totalità delle istituzioni e degli organi politici eletti dal popolo dura in carica cinque anni.
Avreste potuto sfiduciarci da tempo, ma non lo avete fatto. Questo ci gratifica e ci sprona ad andare avanti finché ce la faremo, anche se per una piccola cooperativa editoriale navigare nello sconfinato e sempre più povero mercato del giornalismo digitale semplice non è. Andiamo avanti perché i nostri piccoli, ma grandi numeri ci suggeriscono che era valida l’idea dalla quale tutto è partito: voler essere il quotidiano innanzitutto dell’Alta Irpinia, della parte più interna della provincia e quasi sempre lontana dalle redazioni. Volevamo raccontare la provincia di Avellino vista da qui, dalla terra dove operano (spesso con estrema difficoltà) i corrispondenti che la mattina non hanno la possibilità di passare al Circolo della Stampa per vedere chi c’è, per annotare le dichiarazioni del convegnista del giorno. Una terra difficile da battere, non densamente popolata, anzi tristemente orientata allo spopolamento, ma sconfinata quanto a chilometri quadrati. Da Calitri a Montella, da Bisaccia a Senerchia: realtà estremamente diverse eppure così uguali nel loro bisogno di attenzione.
Ci avete dimostrato con le vostre letture, i vostri like, i vostri complimenti e le critiche, cui spesso rispondiamo per dare dignità al punto di vista dei nostri lettori, ma pure per spiegare meglio il nostro, che di questo genere di quotidiano c’era bisogno. E’ stato il quinquennio più “post” degli ultimi 40 anni. Post ricostruzione, perché salvo alcune incompiute (che avevamo iniziato a raccontarvi prima dell’emergenza e che potete leggere qui Bisaccia – Morra De Sanctis – Conza della Campania) quella fase è terminata. Post industrializzazione, perché le realtà industriali che operano qui lo fanno ormai da anni e poco altro si è mosso. Semmai ha chiuso. Il borgo 4.0 di Scudieri? Chissà cosa ne sarà dopo l’emergenza coronavirus. Post ruralità, perché anche questo territorio ha virato sulla ricerca di un’agricoltura diversa e di una diversa valorizzazione del paesaggio. Turismo e borghi, se ne è parlato (e sottolineiamo parlato) tantissimo. Distretti, reti, Gal. Quanto ai risultati più volte abbiamo chiarito il nostro pensiero. Ancora troppo lontani. Post tagli a sanità, Procure e tribunali, uffici avvenuti nel periodo 2010-2014. Capitolo oggi più che mai da riaprire. Il binomio covid-19 e terapie intensive ne è una palese dimostrazione.
Un quinquennio post, raccontato bene o male da IrpiniaPost. Grazie