E’ morto a Varese Giuseppe Zamberletti. Il padre della Protezione civile era da tempo malato ed era ricoverato in ospedale. Aveva 85 anni. A seguito del terremoto del 1980, per far fronte all’emergenza, il governo lo nominò Commissario Straordinario per la ricostruzione. L’ex ministro ebbe tra l’altro la cittadinanza onoraria di Teora. “L’Irpinia ce l’ha fatta a ripartire dal sisma – aveva spiegato Zamberletti il 23 novembre 2012 in piena crisi economica -. E sarà in grado di ripartire anche dopo questo momento di grave difficoltà. Se un ricordo, dopo 32 anni, è ancora affettuoso pur non essendo viziato dalla vicinanza, vuol dire che quella straordinaria avventura che abbiamo vissuto è scolpita nel cuore di tanti”. Nel 2016 venne per l’ultima volta a Sant’Angelo dei Lombardi.
“Oggi la Protezione civile non perde solo il suo fondatore ma anche un amico, un maestro, una guida. Questo è stato in questi anni per tutti noi e per i tanti volontari italiani“. Così il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, ricorda Giuseppe Zamberletti esprimendo il suo cordoglio per la scomparsa. “Oggi perdiamo uno straordinario conoscitore della fragilità del nostro paese, un uomo che per primo intuì la necessità di distinguere la fase del soccorso in emergenza da quella fondamentale della previsione e della prevenzione dei rischi naturali“. Zamberletti, conclude Borrelli, “ci ha insegnato a riconoscere la cultura della protezione civile come sapiente tutela della salvaguardia della vita e dei beni comuni, ma ha svolto anche l’importante funzione di guida morale e costante riferimento per lo svolgimento del nostro servizio“.
In un’intervista di qualche anno fa Zamberletti aveva spiegato che il terremoto del 1980 era stato un’esperienza durissima che richiese “uno sforzo immenso che ha ottenuto risultati estremamente positivi, come poi riconosciuto anche dalla Commissione Scalfaro. Il terremoto ci fu il 23 novembre e a primavera erano stati realizzati i 25mila alloggi prefabbricati per collocare la gente rimasta senza casa”. Aveva poi ricordato “con grande gratitudine e ammirazione i sindaci della Campania e della Basilicata”, nei quali aveva trovato “una grande capacità di lavoro e i risultati sono stati eccezionali. L’errore in Irpinia è stato non far seguire lo sviluppo delle aree industriali agli amministratori locali, ma averlo affidato a forze esterne. Forse andava prima creata una classe imprenditoriale”.