A due anni dall’avvio del percorso dell’azienda forestale Alta Irpinia un intero numero della rivista “Comunità Montagna” dell’Unione nazionale Comunità e Enti montani viene dedicato a questo territorio. È questo ad oggi il più tangibile risultato della fase 1 del progetto Afai. Finanziata dalla misura 16.7.1 del Psr Campania 2014-20, importo riconosciuto 200mila euro, l’attività portata avanti in questi mesi dal rup Raoul Romano e dai ricercatori di Fondazione Montagne Italia e Crea, è consistita perlopiù in ascolto del territorio e confronto con altre realtà locali attraverso lo strumento del webinar. Il primo lo scorso autunno, l’ultimo si è tenuto a febbraio.
Il contesto di riferimento è quello della Strategia nazionale aree interne e di conseguenza del Progetto pilota Alta Irpinia. Al loro interno, ormai circa 6 anni fa il patrimonio forestale altirpino venne individuato come asset sul quale investire per creare economia, sviluppo e fermare lo spopolamento. In particolare, venne circoscritta l’area di intervento al blocco dei monti Picentini (Montella, Bagnoli, Calabritto, Lioni, Nusco), che da sola racchiude quasi tutti i boschi altirpini. Dopo una lunga discussione e trattativa tra sindaci, due anni fa il percorso prese formalmente il via con adesione dei Comuni (capofila Nusco) alla misura 16.7.1. Un finanziamento finalizzato a gettare le basi per la nascita dell’azienda forestale. Tra le decisioni assunte dal gruppo di lavoro in questo tempo proprio quella di superare la definizione di “azienda” e puntare tutto sulla agenzia forestale. “Una forma associativa volontaria, senza fini di lucro, sul modello della Società consortile cooperativa, che rappresenti unitariamente gli interessi dell’Alta Irpinia, in cui i 25 Comuni, gli Enti territoriali, gli imprenditori e i residenti possano riconoscersi e trovare uno strumento operativo e di assistenza tecnica”, si legge proprio nella rivista.
Il numero inquadra l’Alta Irpinia sotto vari aspetti: geologico, orografico, idrografico. Fotografa l’esistente anche alla luce degli interventi legislativi più recenti. Contiene interventi di vario tenore e argomento, frutto dall’attività di studio, come quello sulla nascente mappa di comunità (approfondisci qui). Nulla ancora dice su cosa si farà nella fase 2 cioè quando, si spera a breve, i vari soggetti coinvolti potranno attingere al “tesoretto” di 10 milioni di euro di fondi europei, sempre Psr, previsti per l’Alta Irpinia. In questi mesi, la pur meritoria fase di ascolto (se non altro perché i ricercatori non sono del posto, quindi avevano quanto meno la necessità di saperne qualcosa in più del territorio per il quale progetteranno azioni e interventi) non ha soddisfatto la curiosità dei comuni mortali circa le cose che qui verranno fatte.
Nasceranno, come ipotizzato in un primo tempo, segherie a beneficio dell’industria del legno? Si punterà sul turismo slow, dei cammini, della sentieristica? Si investirà sull’acqua? E in che forma? Facendo concretamente cosa? Avremo asini che volano come principale attrattiva per i nostri boschi? Si lascerà tutto esattamente come è, cambiando solo la gestione? E quanti imprenditori entreranno nel gioco? La rivista non lo chiarisce e tanto meno lo hanno fatto i webinar, che sono stati il racconto di ciò che c’è, più che di ciò che sarà. Si dà tutto per sottinteso. Un po’ di sano pragmatismo non guasterebbe dopo anni di dibattito. Supponiamo che i sindaci ormai abbiano le idee chiare. Almeno quei 4-5 che hanno boschi nel loro territorio. Ci chiediamo quando le idee saranno patrimonio della collettività potendo così innescare il coinvolgimento pure di altri attori privati, di imprese, associazioni e cittadini, che magari ai webinar non sono stati invitati. Anche solo per sollevare per tempo critiche e obiezioni. Una sola, pure una sola idea, forse dopo due anni l’Alta Irpinia se la merita.