Il tavolo del progetto pilota altirpino continua a traballare. Il fronte dei nuovi sindaci dissidenti continua a essere insoddisfatto, della gestione e dei processi. Il presidente Ciriaco De Mita continua a dirsi fiducioso su turismo (seggiovie Laceno, rete museale) e sulla grossa partita per la forestazione. Fiducioso nella Regione però, perché per quanto riguarda Roma l’ex premier ammette: “Il nuovo ministro non ha nessuna idea di investire su questa strategia per le aree interne. L’illusione di avere altri finanziamenti dal ministero non sta in piedi. Anche Fabrizio Barca mi ha detto che non ci saranno fondi. Ma noi potremmo prenderli dall’Europa. Adesso dobbiamo concentrarci sulle occasioni per utilizzare le risorse esistenti“. In un certo senso è un invito a restare compatti in una fase molto complicata. Si dovrebbe passare dalle parole ai fatti ma nessun contesto appare favorevole: né quello locale né quello nazionale.
Problemi all’interno dei 25 sindaci, contrasti sulle documentazioni da presentare a Napoli, scarsa fiducia in Roma. Emerge questo dalla riunione del lunedì. E si registrano scontri durissimi. Tra il primo cittadino di Cassano, Salvatore Vecchia, e il presidente. Tra il sindaco di Monteverde Franco Ricciardi e il presidente. Ma alla fine i nomi della possibile giunta, pensata per avere più voce in capitolo nelle scelte e nelle strategie, non vengono fuori. Non in assemblea almeno. Il comitato, secondo quanto dichiarato a margine da varie fasce tricolore, dovrebbe essere composto dai rappresentanti di Calitri, Bagnoli Irpino, Lioni, Torella e Lacedonia. Questo prima dell’assemblea, ma non è detto che qualcosa non possa cambiare. Anche perché lo stesso primo cittadino di Monteverde sbotta fuori dalle stanze: “Sarei pure d’accordo, ma io non so niente. Nessuno mi ha interpellato“. Questo è il clima, o meglio una parte della storia. In realtà lo stesso Ricciardi pone in assemblea questioni vecchie e nuove: “Chi ha deciso che la sala deve essere sempre quella di Nusco? Dove sono i verbali? Le decisioni? Non si capisce più niente“. L’annosa questione dei primi dissidenti viene dunque ripresa dopo oltre due anni. E la forma è sostanza, si dice.
La forma dice che il 21 scade il termine, già prorogato, per accedere alla misura regionale che garantirebbe successivamente 10 milioni di euro sull’azienda forestale. Ma i dubbi vengono espressi anche da chi resterà con De Mita dopo l’assemblea a sbrogliare matasse burocratiche, come Luigi D’Angelis. La forma racconta pure che si pensa di invitare il ministro dell’Ambiente per ottenere un supporto, un consiglio, proprio sull’azienda forestale. Non che Costa abbia competenze in merito, dice qualcuno. Ma l’idea non è male. La questione dello sfruttamento del bosco incontrerà di sicuro qualche malumore tra gli ambientalisti (è già successo): quindi si pensa sia meglio prevenire. Però bisogna farsi approvare il progetto, anche questo aspetto è sia forma che sostanza. Si capirà qualcosa di concreto solo il 21 febbraio.
Altri particolari tra forma e sostanza: si fa notare come i finanziamenti per la strada Monteverde-Bisaccia poco abbiano a che fare con la strategia aree interne. Lo stesso De Mita fa invece capire che le seggiovie del Laceno verrebbero finanziate con voci diverse. E che occorra darsi una mossa sui progetti per i beni culturali. E qui Salvatore Vecchia parte all’attacco: “I progetti devono passare per questa sala. Tutti. Tutto. Ognuno deve conoscere i progetti che passano. Dove sono gli atti ufficiali? Da qui alla Regione non è chiaro alcun passaggio. Questo deve essere il luogo della discussione, ma è impossibile discutere senza le regole minime della pubblica amministrazione“. E a De Mita: “Se scade il bando sulla forestazione senza una partecipazione della nostra area pilota, e di tutti i comuni, ci sarà la sua responsabilità politica“. De Mita non la prende bene. Ribadisce più volte l’assoluta convinzione, e su ogni aspetto, che la Regione non potrà tirarsi indietro sulle garanzie date: le seggiovie diventano l’emblema. De Mita batte i pugni sul tavolo e partono frecciate violentissime con il vicecoordinatore della Lega, Vecchia. La riunione pubblica termina. A seguire un summit a porte chiuse con pochi sindaci. Che Antonio Di Conza (Lacedonia) e Lorenzo Melillo (Caposele) non sembrano gradire.