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Alta Irpinia: un anno di terapia intensiva senza terapia intensiva

Era il 16 marzo 2020. La data ai più non dirà molto. Eravamo in lockdown in Irpinia, lo era l’intero Paese. Ariano era finito nelle cronache nazionali come primo grosso focolaio della Campania e da qualche ora era stata dichiarata zona rossa. Nel resto della provincia cresceva la preoccupazione per qualcosa che ancora non veniva definito pandemia, ma che di certo stava sconvolgendo le vite di tutti aprendo la strada a una serie di inediti: le mascherine, il distanziamento sociale o fisico, che dir si voglia; i tamponi somministrati nel numero di centinaia e poi migliaia al giorno.

Costretti in casa dal covid-19, anche in Alta Irpinia si prendeva coscienza, guardando le drammatiche immagini della bergamasca, dell’importanza di avere una sanità efficiente dentro e fuori gli ospedali. I sindaci presero carta e penna e scrissero a De Luca e all’Asl, sui social era tutto un dibattito. L’onda emotiva, al pari di quella virale, cresceva di giorno in giorno di fronte alla realtà di un territorio totalmente sguarnito di posti letto di terapia intensiva. Del resto venivamo fuori da una lunga parentesi di sistematico depauperamento dei nosocomi altirpini: Sant’Angelo dei Lombardi ridimensionato, Bisaccia declassato da ospedale a struttura polifunzionale per la salute. Qualcuno colse l’occasione per ricordare che dieci anni prima, mentre si tagliava la sanità, lui o lei aveva alzato la voce andando fino sotto il portone della Regione, ma era rimasto inascoltato.

Il 16 marzo 2020 arrivò la notizia tanto attesa. “Oltre al rafforzamento della Terapia Intensiva dell’Ospedale “Frangipane”, l’Azienda Sanitaria Locale ha disposto l’attivazione di n. 8 posti letto di Terapia Intensiva e n. 4 di Sub Intensiva anche presso il P.O. “Criscuoli” di Sant’Angelo dei Lombardi”, si leggeva in un comunicato stampa dell’Asl Avellino inviato quel pomeriggio.

L’Alta Irpinia gridò alla vittoria, le proteste si placarono, in tanti si affrettarono a dichiarare plaudendo all’iniziativa. Ed effettivamente l’annuncio aveva qualcosa di straordinario, era la dimostrazione che remando dalla stessa parte anche l’angolo più remoto della provincia con i suoi 25 Comuni e 60mila abitanti poteva ottenere qualcosa. Di lì a pochi giorni partirono varie raccolte fondi che superarono i 100mila euro complessivi: citiamo su tutte quelle del Comune di Sant’Angelo dei Lombardi, della Proloco Lioni e poi tanti altri. Il messaggio era semplice: “autotassarsi” per dare una spinta ai lavori, all’allestimento degli spazi, all’acquisto dei materiali. A cavallo tra i mesi di aprile e maggio il cantiere prese vita, il contagio invece frenò dando il là al liberi tutti del periodo estivo.

Lo scorso ottobre, in piena seconda ondata, qualche sindaco alzò nuovamente la voce e fece notare che, nonostante annunci e buone intenzioni, la terapia intensiva all’ospedale “Criscuoli” di Sant’Angelo dei Lombardi non era ancora partita. A causa di mancanza di personale, spiegò la direzione generale dell’Asl alle fasce tricolori nel corso di un incontro pubblico.  Mancavano medici anestesisti e rianimatori, fondamentali per l’attivazione del reparto. Però la Regione in quei giorni chiedeva alle Asl di aumentare la disponibilità di posti letto covid e allora la manager Maria Morgante, sempre in quella riunione, annunciò che a breve sarebbero stati creati “6 posti di sub-intensiva là dove era prevista la terapia intensiva in attesa di aprirla”. Ma la terapia sub-intensiva all’ospedale “Criscuoli” di Sant’Angelo dei Lombardi non partì.

“Non ce n’è stato più bisogno, perché a dicembre la situazione epidemiologica è migliorata”, riferisce oggi l’ufficio stampa Asl. E’ il 16 marzo 2021. Siamo in piena terza ondata: i numeri sono alti, ma sul piano dei ricoveri il sistema regionale ancora regge. Negli spazi allestiti per la terapia intensiva o sub-intensiva è stato attrezzato il centro vaccinale. Efficiente, funzionale, pulito, con le apparecchiature adatte all’uso stabilito inizialmente. Non si sa invece per quanto tempo verrà utilizzato così per far fronte alla nuova emergenza, quella della vaccinazione di massa. E’ il primo anno di terapia intensiva in Alta Irpinia senza terapia intensiva.

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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