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Alto calore di una notte di mezza estate

“Ok va bene, l’acqua mancherà venerdì a partire dalle 6.00 del mattino in soli 97 e passa comuni. Ok Alto Calore ha spedito l’avviso solo il giorno prima, ma c’è tempo per riempire i bidoni. Però c’è il Covid, non possono chiudere i rubinetti proprio ora! Dice che bisogna essere puliti! Ma vabbè, i tecnici domani si metteranno al lavoro negli impianti di Cassano Irpino, domani ci rinchiuderemo (ancora?) e poi andrà tutto bene”.

Questi erano i pensieri del giovedì, in un misto di invidia e indignazione per le sorti differenti per di chi invece si appoggia all’Acquedotto pugliese. “Oggi però godiamoci l’acqua, poi domani si pensa”. Anche perché gli anni scorsi era andata pure peggio arrivati a fine luglio (poi potrà sempre andare peggio ad agosto… ma chi lo può sapere?). Intanto mi torna in mente il novecentesco fax di Alto Calore mandato via Pec…

E comunque tutti vanno a giocare a calcetto dopo il lavoro o senza lavoro. O a correre. O a bagnarsi al mare o in piscina o alle terme. O in fabbrica o in cantiere. O in montagna, ché ora si porta. Oppure vicino agli invasi artificiali o alle pozzanghere photoshoppate che in mancanza di veri laghi abbiamo imparato a chiamare laghi, tra zanzaracce implacabili e pesci-fazzoletto.

Dal calcetto alle terme molti dicono “mi faccio la doccia a casa, sto più sicuro a casa!”. Intanto baristi e ristoratori si preparano per cercare di servire al meglio i clienti, visto che con 130 gradi sta finalmente più gente in strada pure se non è sabato (che’ qua la paura è nell’anima, un po’ come il terremoto, a torto o a ragione, e quindi si esce poco durante la settimana).

Tutto bene, o quasi. Tutto come al solito in verità. Un po’ peggio in periodo di pandemia a dirla tutta. Ma con l’acqua fino al mattino.

Non è vero, non a Sant’Angelo dei Lombardi per citarne uno. Ore 21.00, la pressione è già debole da docce e lavandini. Ore 22.00, l’acqua manca ovunque in paese. Assalto alle amuchine per chi va nei locali. Profumo di amuchina pure per le strade. “Ciao, buonissimo il tuo profumo all’amuchina”. Colto di sorpresa, il web si divide tra indignazione generale, indignazione per l’acqua che va in Puglia, indignazione per la politica, indignazione ragionata e indignazione urlata. Io penso che a pochissimi chilometri da qui, tipo a Morra De Sanctis, l’acqua non manca perché c’è Acquedotto Pugliese.

È uno stress questa Irpinia, uno stress continuo. Tanto per gradire, poco dopo le 23.00 comincia a circolare un messaggio abbastanza inquietante sulle bacheche di profili del paese. Forse girano dei ladri. E penso alle finestre lasciate aperte a casa. E vorrei prendere un altro po’ d’aria. Se fossi coscienzioso dovrei tornare a casa a proteggere la casa. Ma con 130 gradi? Senza acqua? Coi bidoni? Invece resto in piazza, come uno sciagurato.

Un timido venticello arriverà solo dopo le 2.00. Nel frattempo ci si divide tra chi dà la colpa alla Puglia che si prende l’acqua e chi maledice Alto Calore. Il minimo comune denominatore è maledire la politica. Chi si pavoneggia per la cisterna comperata l’anno precedente con insopportabile previdenza e chi risponde “ma posso cacciare i soldi pure per la cisterna dopo che con 7 mesi di gelo ho già speso 3000 euro e passa di riscaldamento?”. E poi se tutti avessero le cisterne ‘ste cazzo di reti idriche non le aggiusterebbero mai! O no? Avrebbero la scusa per non ammodernarle.

Nel frattempo il pensiero va di palo in frasca. L’estate in Irpinia. Senza mare. Senza lago. Senza gente. Senza spettacoli estivi. Con tanto distanziamento, che a pensarci dovrebbe essere un elemento a favore, ma in linea teorica è un concetto assai triste. Apro per la 22esima volta l’applicazione meteo e le temperature resteranno elevate nei prossimi giorni. E ripenso ai messaggi di Alto Calore “non dovete sprecare l’acqua, i sindaci devono vigilare, non sprecate, non fate”. E’ da fine febbraio che si obbedisce a qualcosa. Solo che per il coronavirus ci poteva stare. Ma per l’acqua? Ed è colpa nostra se le reti idriche cadono a pezzi?

Però forse domani, oggi, a Sant’Angelo l’acqua tornerà e altrove mancherà. Boh.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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