Quello contro lo Sblocca Italia potrebbe essere il sesto referendum a toccare o centrare in pieno tematiche ambientali su cui i cittadini italiani saranno chiamati a esprimersi. E non sempre l’argomento “Ambiente e dintorni” è riuscito a catalizzare l’attenzione degli italiani e a motivarli ad andare alle urne, anche se complessivamente il bilancio potrebbe dirsi positivo.
Era il 1987 quando alle urne arrivò la questione nucleare. Andò a votare il 65% degli aventi diritto e vinse il SI. Si decise di abrogare il potere dello Stato di concedere un sito per la realizzazione di centrali nucleari, contro il parere dei Comuni; di eliminare i contributi di compensazione previsti per gli enti locali che ospitavano impianti sul proprio territorio e di vietare a Enel di avere partecipazioni nella costruzione di centrali nucleari all’estero.
La seconda volta, nel 1990, andò peggio: la tematica ambientale su cui si concentrava il referendum era la caccia. La proposta dei Radicali consisteva nell’abolire la possibilità per i cacciatori di entrare liberamente in un fondo altrui: il quorum non fu raggiunto (43%). Ci riprovarono assieme ai Verdi nel ’97: altro fallimento. Sempre nel ’90 uno dei quesiti riguardava la cancellazione dell’uso di fitofarmaci in agricoltura. Un altro nulla di fatto.
Ancora ambiente nel 2003. Il quorum si fermò al 25,6%. Si puntava a eliminare l’obbligo per i proprietari terrieri a far passare condutture elettriche sui loro campi. Fu promosso dai Verdi.
Successo invece per i referendum del 12 e 13 giugno 2011. Alle urne andò il 55% degli italiani e i tre quesiti ambientali, due sull’acqua e uno sul nucleare, passarono con il 95% delle preferenze. Si ribadì così il principio dell’acqua bene comune e il NO all’energia nucleare.
Questa volta toccherà alle trivellazioni in mare e su terra per la ricerca di idrocarburi. Sarà interessante vedere come si comporteranno gli italiani anche in questa circostanza.