“Caro Conte, l’idea di scriverle questa lettera mi è venuta a Carlantino. È un paese che forse lei conosce, non dista molto dal suo. Pensavo a lei percorrendo la strada da Carlantino a Colletorto, dalla Puglia al Molise. Ora in questa strada non accade nulla di eccezionale, a parte le buche: sono pochi chilometri di un’Italia senza capannoni e officine e palazzine e pompe di benzina. Ma è anche un’Italia senza vacche e senza trattori, è una sorta di limbo inoperoso, un punto cieco“. Lo scrittore irpino Franco Arminio si rivolge al premier con una lettera pubblicata sul Corriere della Sera. Si parla di aree interne, si fa cenno anche alla strategia disegnata da Fabrizio Barca. Ed è una critica ai viceministri in più passaggi.
“A Carlantino c’era un ragazzo di quindici anni che mi ha parlato di Di Maio e Salvini. Per lei sarà una notizia confortante: i suoi ministri più importanti sono diventati molto noti e questo grazie alla politica delle dicerie a cui si è ridotta la politica in Italia: quasi sempre non si commentano provvedimenti legislativi, ma dicerie“.
“Ecco, io non le chiedo leggi per i piccoli paesi, non credo siano necessarie. Forse non è necessario neppure dare i soldi ai ragazzi disoccupati o alle anziane che vivono da sole nei piccoli paesi. Io penso che sia necessario mettere in giro delle buone dicerie su questi luoghi. Le sembrerà paradossale, ma credo che servano più fiori che opere di bene. Lei, per esempio, potrebbe indire un consiglio dei ministri a Carlantino. E se le sembra troppo di parte, può scegliere un luogo dell’Aspromonte o dei Sicani. Se poi non vuole irritare la Lega può pensare al Friuli Venezia Giulia o alla provincia di Cuneo. In Italia i paesi spopolati sono equamente distribuiti. Una buona idea sarebbe anche fare un consiglio dei ministri a Camerino. A me sembra incredibile che un paese tanto importante sia stato chiuso dopo il terremoto e non ci sia nessuna idea di quando verrà riaperto“.
La lettera integrale sul Corriere