Come conciliare i servizi di base e l’innovazione, la tecnologia nelle cosiddette aree interne e a rischio marginalizzazione? Se ne è discusso in Camera di Commercio ad Avellino in un incontro in cui non sono mancate le polemiche. E probabilmente non poteva essere altrimenti, visto che il dilemma principale della strategia non si scioglie certo in un giorno. Il Cnr avvia dei workshop insieme a Facility Live, azienda molto solida nel campo delle piattaforme online. Ciò che si propone a vari attori territoriali irpini è uno strumento moderno volto a creare un grande contenitore in cui possano confluire esperienze, istanze, servizi.
A molti l’idea piace, prendi gli operatori dell’agricoltura (Coldiretti per esempio). Per altri, vedi Touring Club con Angelo Verderosa, l’Irpinia “non ha certo bisogno di questo viste le condizioni in cui versa. Non siamo gli indigeni“, dice. Non siamo gli indigeni, vero. Solo che non abbiamo ancora risolto il rompicapo. Non lo hanno risolto dall’alto di Roma, non lo hanno risolto i sindaci e nemmeno i privati. Il fatto è che l’area interna “ufficiale” della nostra provincia, l’Alta Irpinia, ha stabilito a fatica se utilizzare la strategia nazionale (e regionale) per riequilibrare i servizi di base o per innovare scegliendo soluzioni inedite. O meglio, i documenti dei 25 sindaci hanno anche fatto qualche scelta (in un senso o nell’altro). Ma l’opinione pubblica continua a restare divisa tra chi pretende ora e subito le precondizioni per lo sviluppo (strade e reparti ospedalieri) e sviluppo (in termini di lavoro, turismo, servizi attrattivi).
Matera, in realtà, ha avviato più che altro la seconda strada, nel senso che non ha aspettato le mega-infrastrutture ferroviarie, viarie o quelle del cielo. Ha cercato il boom dal proprio interno e ha vinto. E lo dice più o meno con le stesse parole Giampiero Lotito di Facility Live.
E in Irpinia? Come se ne esce? Non se ne esce al momento. Ci sono quelli che attendono le grandi infrastrutture (alta velocità su tutte). Altri che sognano la mobilità dolce (come la ferrovia Eboli Calitri). Altri che cercano tutto e subito, le bacchette magiche. Chi si accontenterebbe delle pezze messe sulla stradina di casa. Non si intravede una volontà omogenea da parte dei vari territori irpini, della serie “da grandi vogliamo diventare questo o quello“. E allora non si può non notare come il nostro territorio sia fondamentalmente ancora immaturo sulla tematica del presente che guarda al futuro. La politica coi suoi tempi non aiuta, ma nemmeno dal basso ci si muove con caparbietà e agilità.