E’ lo spettacolo di chi viene da un borgo della Calabria “dove eravamo orgogliosi di dire 450 abitanti”. Dove l’infanzia ti dà “una formazione fondamentale, che non è concentrata solo sugli esseri umani“. Quei paesaggi in cui “non c’era differenza tra sfondo ed esseri umani“. Dario Brunori racconta così la sua infanzia di Joggi al festival di Altura, Bisaccia provincia di Avellino. Il colloquio con Franco Arminio si trasforma presto in un piccolo concerto acustico. Toccante ed intenso, dove i successi del cantautore calabrese si alternano a Bella Ciao o alla via Gluk di Celentano, come fosse festival della periferia. Fino all’atto finale de La Verità. Ma nessun inno alla ruralità, nessuna esaltazione del verde o dell’aria. “Vorrei evitare gli estetismi sulle rovine“, è la premessa dello scrittore irpino. “Vivere il paese ogni giorno non è come viverlo da musicista o da scrittore, che poi va in giro…“. E’ molto più difficile, ovvio. Inutile raccontarsi stronzate e Arminio non ci pensa nemmeno.
Ma un festival è un festival, ed è anche evasione. Parentesi gioiosa, chiamatela come volete. O semplicemente bagliori di bellezza, come il castello di Bisaccia al tramonto. Peccato per il concerto-colloquio al chiuso per timore della pioggia, ma va bene. Mentre la coppia Brunori-Arminio si prende la dovuta attenzione, le strade di Bisaccia sono comunque popolate di musicisti. E’ un festival, funziona così.
Un festival di provincia, di geografia. Arminio chiede le provenienze, come fa di solito in piazza. L’origine degli spettatori è di mezzo Sud. Numeri sostenibili, pochi rappresentanti ma di ogni luogo. Che fanno una bella cornice di Meridione nel luogo principe delle contraddizioni d’Irpinia: delle pale eoliche e del paesaggio, del nuovo e dell’antico che fanno a pugni e quasi mai camminano con armonia. Ma non c’è pretesa pedagogica in Altura. Al massimo ti indicano un qualcosa, non ti dicono sia meglio o peggio. Il paese, le strade di accesso a Bisaccia, torneranno tra qualche mese e non si parlerà di bellezza. Per adesso quella resta, stasera e anche domani.
- Foto copertina Emanuela Di Guglielmo