A scuola nei prefabbricati. Non è un salto nel passato. Ma la proposta che arriva direttamente dal sindaco di Avellino, Paolo Foti. Ed è rivolta al Liceo scientifico Mancini. Chiuso, domani, da giusto 20 giorni. Ma domani, 23 novembre, è una data significativa per l’Irpinia. 37 anni dal terremoto devastante che la colpì. 37 lunghi anni dedicati alla ricostruzione, materiale e morale, degli edifici e del cuore delle persone che lo hanno vissuto. Ma anche di chi è arrivato dopo e sente ancora il peso di una ripresa lenta e difficile.
La proposta del primo cittadino è quella di collocare prefabbricati nel piazzale vicino la ex Dante Alighieri, per permettere agli studenti del Mancini, ma eventualmente anche a quelli di altre strutture scolastiche a rischio chiusura per motivi di sicurezza, di riprendere le lezioni nei normali orari previsti dall’offerta didattica dell’istituto, tra i più prestigiosi d’Italia. Un prestigio sul quale anche diversi politici, come i deputati Giancarlo Giordano e Carlo Sibilia, si sono espressi nei giorni scorsi per dire insieme ai ragazzi, no ai doppi turni e alla dislocazione delle classi e per chiedere alla Provincia una soluzione a lungo termine che non metta a rischio l’anno scolastico e l’offerta formativa di un liceo che offre anche molte attività integrative pomeridiane.
Gli studenti del Mancini sino ad oggi si sono organizzati in assemblee, cortei e manifestazioni quasi ogni giorno, accompagnati da genitori, professori e anche dai frequentanti altre scuole superiori. Cori, striscioni, appelli e una lettera dei docenti alla più alta carica dello stato, Sergio Mattarella, per rivendicare il diritto allo studio e la possibilità di rimanere uniti in un’unica sede.
Oggi gli studenti, senza scuola dallo scorso 3 novembre, data del sequestro preventivo dell’istituto di via De Concilii, hanno presidiato l’entrata del geometra Oscar d’Agostino e dell’Itis Guido Dorso di via Morelli e Silvati, due degli istituti che dovrebbero ospitare alcune classi del Mancini. Non si torna così tra i banchi, nonostante si sia proceduto già al trasporto di questi e di parte del materiale didattico, e al recupero della documentazione relativa agli oltre 1200 studenti, sotto la supervisione dei Carabinieri, insieme alla preside Nicolina Silvana Agnes. Proprio a lei dalle 13 circa si stanno rivolgendo i ragazzi, per chiedere spiegazioni riguardo la proposta avanzata da Foti e maggiore sicurezza sul loro futuro scolastico. I rappresentanti di classe sono stati invitati ad avanzare, qualora ne avessero, proposte alternative.
Lezioni pomeridiane con classi distribuite in diversi plessi, o ritrovarsi a studiare in un prefabbricato, proprio come nei mesi successivi ad una catastrofe naturale come il terremoto. Tutto ciò è inaccettabile secondo gli studenti e i genitori, che continuano a chiedere una soluzione che garantisca loro di studiare in condizioni adeguate. In un capoluogo che ha vissuto quel tragico 1980, in una provincia a pezzi sotto diversi punti di vista, in un territorio ad elevato rischio sismico, ancora non si ha la capacità di garantire a molti giovani il diritto di andare a scuola. Pur con i fondi per la messa in sicurezza degli edifici a disposizione…
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