Avellino-Rocchetta, vogliono prendere il treno dei fondi

Salite in carrozza, salite sul treno verde d’Irpinia. E salite sul treno del desiderio di accedere a bandi, dei Poc, dei progetti e dei fondi regionali ed europei. A Lioni la Regione Campania e la Fondazione Fs incontrano i sindaci dei paesi attraversati dalla linea ferroviaria Avellino-Rocchetta. Ce ne sono tanti. Insieme a loro pure un nutrito gruppo di tecnici, funzionari, rappresentanti di associazioni, progettisti vari, pubblico e privato nella sala comunale. Si cerca di fare sintesi, di trovare un modello organizzativo. Questo l’obiettivo della giornata per lanciare per il 2019 un calendario ragionato di corse.

 

E l’unico che sembra avere le idee chiare è il direttore di Fondazione Fs, Luigi Cantamessa Armati. All’inizio ripete concetti già espressi, come la necessità dei viaggiatore di trovare servizi nelle stazioni. Poi entra direttamente nella tratta. E auspica la formazione di tre percorsi ideali per le tre zone attraversate dalla strada ferrata. L’area del vino, l’area centrale che è quella dei boschi. La zona orientale verso la Puglia. In altre parole, è il suo pensiero, un viaggio Avellino-Rocchetta andata e ritorno è sì un grande itinerario ma troppo lungo. Sfiancante per il viaggiatore. Quindi meglio dividere i percorsi. Come il treno del vino, quello di Lapio per intenderci. Treni tematici insomma. Ragionare per singoli eventi tenendo presenti i limiti logistici di una tra le più lunghe tratte storiche d’Italia. Cantamessa non parla a caso, come invece fanno molti da queste parti. A Lioni dice di aver studiato tutti i maggiori percorsi europei. “Le esperienze dicono che la tratta deve essere lunga il giusto. Se è troppo corta è una giostra, se troppo lunga ti sfianca“. Il direttore fa capire che ci vuole una regia unica, ma che bisogna ragionare per pezzi di territorio in una cornice armonica. L’Irpinia è una, sostengono alcuni. Ma può essere anche trina, è l’altra scuola di pensiero.

 

Un breve intervento della presidente Rosetta D’Amelio e di Pietro Mitrione di InLocoMotivi. Poi prendono la parola i sindaci. Molti sindaci. Con loro altre figure: tecnici, professionisti del progetto regionale. Che a ben vedere non dicono assurdità presi singolarmente, ma nell’insieme diventa la solita solfa di richieste localistiche ed esigenze particolari. C’è di più. Qua e là, tra le parole di un presidente di qualcosa e qualche amministratore, spuntano anche fuori le parole progetto e finanziamento. Per fare le cose, per organizzare le corse.

 

Ma scusate, nella Avellino-Rocchetta non dovevano essere coinvolti i privati? Ma la Regione non ci ha già messo una cosa come 20 milioni di euro? Ma a breve non sarà pronto anche il sacrosanto bando per il rifacimento delle stazioni che prevede altra moneta sonante sui territori? Sì, tutto questo è vero. Ma le prospettive non impediscono a molti di poter sognare di costruirsi il proprio percorso tra le stanze di Napoli e accedere al progetto regionale, cancro e speranza dei nostri giorni. Quel progetto che paralizza e impigrisce, che richiama folle di falsi curiosi tra le stazioni irpine, a salire sul treno dei fatti propri.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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