Barca se n’è ghiuto, e soli ci ha lasciato!

Fabrizio Barca dovrebbe lasciare oggi il Ministero dell’Economia, dove aveva compiti dirigenziali, per dedicarsi al mondo dell’associazionismo e anche al suo partito, il Pd. Di conseguenza lascerà anche il suo ruolo di vertice al Comitato per la Strategia delle Aree Interne. In teoria l’addio al suo ruolo di dirigente ministeriale non dovrebbe avere ripercussioni sul percorso del progetto pilota per l’Alta Irpinia, come ci ha confermato lo stesso Barca su Twitter. Un progetto che in buona parte è una sua creatura, e che sta nascendo proprio in questi mesi. Alta Irpinia area svantaggiata, quindi area di sperimentazione sull’utilizzo dei fondi europei. C’è chi dice che arriveranno molti soldi, chi è più scettico. Chi pensa che i soldi certi andranno solo ai progettisti. Molto, per non dire tutto, dipenderà dai sindaci. Loro dovranno essere bravi a disegnare progetti di sviluppo per il territorio irpino compatibili con la filosofia di base dei nuovi fondi europei (mobilità sostenibile per esempio). Tutto per uscire dall’attuale arretratezza socio-geografica.

Ma veniamo al punto. Tralasciando per un attimo l’ambito delle idee e dei disegni di sviluppo, un lavoro senza un supervisore come Fabrizio Barca sembrerebbe complicato. L’ex ministro della Coesione territoriale del governo di Mario Monti era l’uomo giusto al momento giusto per quanto riguarda l’Alta Irpinia. Ottimi rapporti con i De Mita, anche sulla base del legame di Barca padre con il sindaco di Nusco, arriva in Irpinia da ministro a Sant’Angelo dei Lombardi in una piovosa giornata di aprile 2012. Allora il sindaco di Sant’Angelo era Michele Forte. Barca fu accolto in prima battuta dall’attuale sindaco Pd, Rosanna Repole. Per poi proseguire in direzione Lioni e Conza, accompagnato da Rodolfo Salzarulo e Vito Farese. Da allora il feeling con l’Irpinia si rafforza, c’è stima e amicizia reciproca con lo scrittore Franco Arminio. Poi il percorso del progetto pilota cambia premier e ministro. Parliamo ora di Gianni Letta e Carlo Trigilia, con Giuseppe De Mita a tessere il mosaico. Intanto l’economista Barca c’è sempre, anche in un piccolo ristorante di Morra De Sanctis a spiegare cosa dovrebbe e cosa potrebbe fare l’Irpinia. A ribadire che i progetti devono essere sostenibili e ad ampio raggio. Il progetto pilota passa per poco tra le mani di Stefano Caldoro (ricordate il famoso annuncio nuscano dei 100 milioni?). Poi dopo una estenuante stagione di documenti e riunioni, la perimetrazione e l’inserimento di Nusco inizialmente fuori dall’ambito, ecco Calitri, sede del tavolo dei sindaci del Progetto Pilota. Nuovi documenti e nuove riunioni, stavolta si parte. O meglio, stavolta si può partire. Ovviamente i 100 milioni non ci sono, l’ex governatore mise insieme un po’ di cose nel computo totale. Soprattutto roba che nulla aveva a che vedere con la strategia per le aree interne.

Barca è anello di congiunzione tra il Pd e De Mita in Alta Irpinia ben prima dell’accordo dell’ex premier con Vincenzo De Luca. Non dimentichiamo che molti dei sindaci dem “protestarono” proprio contro l’indicazione degli altri sindaci per De Mita presidente (diciamo pure supersindaco). La protesta com’è noto rientrò e sarebbe davvero da ingenui non vedere in Fabrizio Barca il moderatore, l’anello di congiunzione appunto. Colui in grado di tenere insieme 25 sindaci in un territorio che vede almeno 4-5 vocazioni sparse qua e là (oltre a 40-50 esigenze diverse). In grado di tenerli insieme neanche troppo a fatica, almeno apparentemente. Da una parte l’addio di Barca al suo ruolo pubblico spaventa.

Spaventa perché l’economista è stato capace di non far “scannare” i nostri sindaci e di conseguenza i nostri territori. E di far intravedere una via d’uscita al tunnel di crisi, anche se lunga e tortuosa. Ma lo stesso addio, fermo restando che al suo posto ci sarà un altro (il lettiano Enrico Borghi?), può essere anche visto come uno stimolo per i sindaci. Una prova di maturità. Loro saranno capaci di resistere al tavolo di Calitri senza un Barca che gli faccia da supervisore? La risposta, a nostro parere, è positiva. Sì, i sindaci saranno capaci di resistere al tavolo di Calitri per adesso. De Mita, Repole, Di Maio – per citare tre sensibilità politiche diverse – sono tra i principali attori del dibattito provinciale su più temi. Ma le amministrative sono alle porte, Pd e Udc non sembrano parlare la stessa lingua in zona. Le idee progettuali dei sindaci restano carenti su molti punti (industria e sanità per esempio). Inesistenti quelle sul turismo perché ogni comune continua a perseguire la propria strategia (solo i prossimi anni diranno chi ha avuto ragione). Le sintesi e le possibilità di sviluppo concrete sembrano possibili, almeno per il momento, solo su scuola e trasporti. Ma la metodologia stessa della diffusione del progetto pilota, della raccolta delle idee e del coinvolgimento – non ce ne voglia Barca se lo ribadiamo – è assolutamente da rivedere. Per la gente che non mastica il politichese il progetto pilota resta uno sconosciuto, neanche illustre.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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