Fabrizio Barca dovrebbe lasciare oggi il Ministero dell’Economia, dove aveva compiti dirigenziali, per dedicarsi al mondo dell’associazionismo e anche al suo partito, il Pd. Di conseguenza lascerà anche il suo ruolo di vertice al Comitato per la Strategia delle Aree Interne. In teoria l’addio al suo ruolo di dirigente ministeriale non dovrebbe avere ripercussioni sul percorso del progetto pilota per l’Alta Irpinia, come ci ha confermato lo stesso Barca su Twitter. Un progetto che in buona parte è una sua creatura, e che sta nascendo proprio in questi mesi. Alta Irpinia area svantaggiata, quindi area di sperimentazione sull’utilizzo dei fondi europei. C’è chi dice che arriveranno molti soldi, chi è più scettico. Chi pensa che i soldi certi andranno solo ai progettisti. Molto, per non dire tutto, dipenderà dai sindaci. Loro dovranno essere bravi a disegnare progetti di sviluppo per il territorio irpino compatibili con la filosofia di base dei nuovi fondi europei (mobilità sostenibile per esempio). Tutto per uscire dall’attuale arretratezza socio-geografica.
Barca è anello di congiunzione tra il Pd e De Mita in Alta Irpinia ben prima dell’accordo dell’ex premier con Vincenzo De Luca. Non dimentichiamo che molti dei sindaci dem “protestarono” proprio contro l’indicazione degli altri sindaci per De Mita presidente (diciamo pure supersindaco). La protesta com’è noto rientrò e sarebbe davvero da ingenui non vedere in Fabrizio Barca il moderatore, l’anello di congiunzione appunto. Colui in grado di tenere insieme 25 sindaci in un territorio che vede almeno 4-5 vocazioni sparse qua e là (oltre a 40-50 esigenze diverse). In grado di tenerli insieme neanche troppo a fatica, almeno apparentemente. Da una parte l’addio di Barca al suo ruolo pubblico spaventa.
Spaventa perché l’economista è stato capace di non far “scannare” i nostri sindaci e di conseguenza i nostri territori. E di far intravedere una via d’uscita al tunnel di crisi, anche se lunga e tortuosa. Ma lo stesso addio, fermo restando che al suo posto ci sarà un altro (il lettiano Enrico Borghi?), può essere anche visto come uno stimolo per i sindaci. Una prova di maturità. Loro saranno capaci di resistere al tavolo di Calitri senza un Barca che gli faccia da supervisore? La risposta, a nostro parere, è positiva. Sì, i sindaci saranno capaci di resistere al tavolo di Calitri per adesso. De Mita, Repole, Di Maio – per citare tre sensibilità politiche diverse – sono tra i principali attori del dibattito provinciale su più temi. Ma le amministrative sono alle porte, Pd e Udc non sembrano parlare la stessa lingua in zona. Le idee progettuali dei sindaci restano carenti su molti punti (industria e sanità per esempio). Inesistenti quelle sul turismo perché ogni comune continua a perseguire la propria strategia (solo i prossimi anni diranno chi ha avuto ragione). Le sintesi e le possibilità di sviluppo concrete sembrano possibili, almeno per il momento, solo su scuola e trasporti. Ma la metodologia stessa della diffusione del progetto pilota, della raccolta delle idee e del coinvolgimento – non ce ne voglia Barca se lo ribadiamo – è assolutamente da rivedere. Per la gente che non mastica il politichese il progetto pilota resta uno sconosciuto, neanche illustre.
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