Valgono anche per la Città dell’Alta Irpinia le riflessioni sul futuro delle aree interne venute fuori ieri nel corso di un convegno in remoto organizzato dalla facoltà di Architettura dell’Università di Napoli. “Vanno ripensate”, è emerso (leggi qui). Anche qui l’imminente fase 2 dell’emergenza coronavirus e la successiva fase 3, di ritorno a una – si spera – completa normalità, impongono di doversi interrogare sul futuro, quanto meno su quello più prossimo. Prima area di sperimentazione della Strategia nazionale Aree interne in Campania, il Progetto pilota altirpino in questo quinquennio ha sfruttato i finanziamenti nazionali sulla sanità per potenziare alcuni servizi in ambito sanitario, ne ha sbloccati altri regionali sul turismo, ha avviato ragionamenti su azienda forestale e zootecnica. Non tutto è ancora chiaro e definito.
Francesca Iacono, dirigente attuazione SNAI per la Regione Campania, ammette nel corso del forum: “Abbiamo deciso di partire con la rete museale e dei beni culturali (finanziati per circa 11 milioni di euro totali l’efficientamento energetico del museo di Aquilonia, lavori di restauro al parco archeologico di Conza della Campania e al Goleto, la realizzazione del museo del vino a Castelfranci e la sistemazione del Palazzo vescovile di Nusco, ndr) senza definire nel dettaglio gli interventi da fare. Perché i Comuni non sono in grado di pensare una strategia di attrazione turistico-culturale. Ci vogliono manager del turismo. Sarebbe stato molto più bello e significativo farlo prima, ma non è stato possibile. Come Regione Campania però abbiamo ragionato davvero strategicamente facendo un lavoro di tessitura tra vari strumenti di sviluppo. Penso al finanziamento per il rifacimento delle seggiovie del Laceno. Non ci sta nell’accordo di programma quadro con la Città dell’Alta Irpinia, ma era una cosa che da anni cercavamo di finanziare e contenziosi vari ce lo avevano impedito. Appena è stato possibile lo abbiamo fatto e sicuramente tornerà utile anche al progetto pilota”.
Poi la dirigente regionale spiega: “Il Vallo di Diano (partito dopo, ndr) si è dimostrato una punta di diamante perché ha un presidente che è a capo della comunità montana che è da tutti visto come punto di riferimento. Io non faccio la difesa dell’Alta Irpinia, ma entrano in gioco varie dinamiche tra sindaci, spesso politiche. Ma chi come noi va sui territori non solo deve rapportarsi con loro, cosa complessa. Sconta pure la scarsa capacità di cooperazione degli imprenditori, la poca attitudine a costruire reti. Su foreste e zootecnia è proprio questo che stiamo cercando di fare: era la prima volta che facevamo questo tipo di programmazione, ma abbiamo promosso degli studi affidati a Istituto Zooprofilattico e a Fondazione Montagne Italia per capire quale fosse il punto di partenza, per sapere cosa manutenere e cosa sfruttare dei boschi. L’obiettivo sugli allevamenti è creare una rete tra piccoli produttori per iniziare a parlare veramente di settore e di marketing territoriale”, chiarisce.
Venendo alla sanità e all’emergenza in corso Iacono dice: “Spingere sul potenziamento della teleradiologia è fondamentale. Il covid-19 ci consegna una società nella quale se non ti senti protetto non ti sposti. E con un servizio del genere potresti inviare una tac al Cotugno in tempo reale. Certo, le risorse nazionali (3 milioni circa a territorio) sono veramente poca roba. Allargare ad altre aree il riconoscimento di SNAI sarebbe un errore”.