Torna in Alta Irpinia Enrico Borghi, il consigliere del Governo per la Strategia nazionale Aree Interne. Torna con meno certezze sul suo futuro a livello personale e qualche ottimistica previsione, invece, sul Progetto Pilota Alta Irpinia. “Non so quale sarà la mia funzione, ma resto a vostra disposizione”, dice davanti all’assemblea dei 25 sindaci guidati dal presidente Ciriaco De Mita.
Le elezioni politiche e il mutato rapporto di forza tra partiti avranno quasi certamente riflessi anche sulla Strategia Aree Interne. Roma quanto e come continuerà a credere in questo strumento di governance dei territori interni in via di spopolamento? E’ la domanda alla luce dei risultati del 4 marzo. Ma è innanzitutto il ruolo di Borghi, deputato piemontese del Partito Democratico, a essere in discussione tanto che persino il sindaco di Nusco scherza: “Si trasferirà qui”. Borghi tuttavia non si sbilancia, ma disegna in maniera piuttosto chiara lo scenario. “Di questi tempi a Roma si fa fatica a riflettere – osserva nella sala consiliare nuscana – Questa riunione è importante perché ci fa tirare le fila in rapporto alla prospettiva della vostra strategia. Non chiedete a me, non sono in grado di sapere cosa accadrà alla SNAI. Per il principio della sana amministrazione però credo che il lavoro fatto verrà salvaguardato e poi tocca alle comunità locali attivarsi. L’Alta Irpinia è uno dei nove territori che hanno concluso il percorso (arrivando alla firma dell’Accordo di programma quadro, ndr) e io qui registro punti di forza endogeni e debolezze strutturali”.
L’elenco delle debolezze vede in cima alla classifica la burocrazia. “Concludo mia esperienza – dichiara risoluto incassando l’assenso degli amministratori presenti – con la convinzione che sia necessario abolire la legge Bassanini perché deresponsabilizza la politica, mentre mette la burocrazia in condizione di bloccare tutto”. Altra debolezza è la mancanza di una ben definita riforma degli assetti istituzionali. Un tema che, secondo il parlamentare del Pd, nessuno ha affrontato bene in campagna elettorale e sul quale alcuni partiti non hanno la minima idea di come procedere. “Io credo che – aggiunge – per forza di cose il Parlamento nei prossimi mesi tornerà centrale, ma non possiamo aspettare che sia definito il quadro nazionalmente. Il mio auspicio è che possiamo portare avanti questo modello sussidiario di governo locale”.
Partendo dai punti di forza che l’esperienza del Progetto Pilota, in Alta Irpinia, ha saputo tirare fuori. “Interessante che all’assemblea dei sindaci resti il compito della politica”, precisa Borghi prima di lanciarsi in una forse troppo ottimistica lettura della situazione attuale. “Registro un dato di coesione comunitaria più marcato rispetto al passato”. In effetti l’assemblea nuscana si mostra molto più cordiale di altre riunioni, se persino la sindaca di Sant’Angelo dei Lombardi Rosanna Repole si produce in un intervento conciliante volto a “riannodare i fili della comunicazione”. Terzo elemento di forza per Borghi è la possibilità di fare del territorio altirpino, che ha inserito l’azienda forestale nella sua Strategia di sviluppo, il primo laboratorio italiano di applicazione del testo unico sulle foreste approvato dalla legislatura appena conclusa. “Ci sono spunti di innovazione nella discussione che avete messo in campo – conclude il deputato – Il modo in cui attiviamo filiere forestali in Italia passa dal raccordo con il territorio. Si vince la sfida soltanto impermeandosi sul territorio”.
Al tavolo anche Luca Lo Bianco, direttore scientifico Fondazione Montagne Italia, che fornirà supporto agli amministratori altirpini nella realizzazione dell’azienda forestale. “E’ nelle mani della comunità – dichiara – Parliamo anche di opportunità di lavoro. Verificheremo di che patrimonio stiamo parlando: se il territorio da prendere in considerazione si ferma al Progetto Pilota o se lo travalica. Saremo anche costretti a ragionare sull’acqua. Il tema si intreccia infatti con altri servizi ecosistemici. Ragioneremo insieme delle modalità. Vi chiederemo molte informazioni”, annuncia rispondendo indirettamente alle sollecitazioni arrivate dai sindaci di Calabritto e Montella. “Dovremmo ragionare anche del riconoscimento dei Picentini come Parco nazionale per moltiplicare le opportunità. E di contratti di fiume”, sottolinea Ferruccio Capone subito bacchettato da De Mita: “Le due questioni sono già parte delle nostre discussioni”.