Calexico, la luce ad Ariano in una valle di lacrime e sagre

I Calexico possono diventare per la provincia ciò che Lou Reed è stato per Avellino. Un concerto, un momento, da conservare per sempre. Da stampare nei diari virtuali di chiunque viva in Irpinia e ami la musica, l’arte. Di chiunque si senta perso in una frontiera di incertezze e delusioni. Un concerto probabilmente unico, quello dell’Ariano Folk Festival il prossimo 23 agosto. Così come unico, in ogni senso, fu il live del cantautore statunitense il 16 giugno del 1980.

Guardando attentamente all’evento arianese, si può tranquillamente dire che la serata con il duo dell’Arizona sia un punto di arrivo ma anche di partenza. Quelle note arriveranno perché cercate, volute. L’esibizione di Reed al Partenio fu un caso e diventa un ricordo che giustamente non è mai sparito dal cuore e dalla mente dei rockettari avellinesi. Nessuno nel capoluogo ha mai lavorato per il ritorno del grande rock. E anche se Mick Harvey sarà una bella luce nei giardini di Villa di Marzo, si può altrettanto tranquillamente dire che la grande musica resista solo… in frontiera.

Il live dei Calexico consacrerà la manifestazione del Tricolle, in questi ultimi anni sempre in forma ma con qualche rumors di troppo su finanziamenti a rilento e sostegno ai concerti. Quest’anno si festeggiano i vent’anni di storia del Festival (dal 20 al 23 agosto). Unica data estiva italiana quella dei Calexico, gruppo stratosferico nel panorama dei concerti estivi nel Sud Italia. Gli organizzatori del Folk Festival meriterebbero un premio solo per aver pensato di portare le sonorità di Joey Burs e John Convertino da queste parti…

C’è chi le definisce tex-mex, chi sposta la band nella psichedelia e chi nel country. Altri la inseriscono nella scena alternativa… alla fine sono etichette. I Calexico hanno mille volti. Anche Vinicio Capossela ha avuto a che fare con questi due tizi dal look scarno. E loro vantano collaborazioni con Arcade Fire e Lisa Germano… e bla bla bla

La questione interessante, che supera il valore artistico dell’esibizione di agosto, riguarda il percorso che porterà il duo statunitense ad Ariano. Dai primi anni con band di nicchia provenienti da mezzo mondo relegate in un angusto spazio, seppur coinvolgente, attraversando lo ska di Roy Paci quando lo Ska andava a tremila. Fino ai re della musica balcanica (Boban y Marko Markovic su tutti per non citare Goran Bregovic che è sempre ovunque). Passando poi per Gogol Bordello o lo stesso Capossela. Ora il rock, nella sua accezione più ampia. E una coerenza spaventosa che ci fa idealmente premiare, per la seconda volta, gli organizzatori. Il Folk Festival è sempre stato un mix tra popoli e culture, la parola frontiera sempre presente non solo a parole. Allora i Calexico che suonano la frontiera, quella Usa-Messico, rappresentano la perfetta incarnazione dello spirito dell’AFF. Allora il duo americano non si sentirà perso in Irpinia…

Ariano è una frontiera, piccolo crocevia. Luogo di transumanze, animali e non. Il Folk Festival continua a funzionare perché non si snatura. Anzi, rafforza anno dopo anno la propria identità. Un esempio per tutti gli altri, al di là dei numeri e dell’indotto che pure produce e produrrà. Punto di arrivo e punto di partenza, si diceva. Perché è ora che manifestazioni del genere vengano finanziate degnamente una volta per tutte, magari a scapito dell’usa e getta irpino.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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