Il consiglio dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della provincia di Avellino si è riunito per fare il punto della situazione sulla produzione di nocciole e castagne in Irpinia per il 2020. Il presidente Ciro Picariello insieme ai consiglieri esperti del settore corilicolo e castanicola hanno esaminato i principali aspetti tecnici economici del settore della frutta in guscio che riveste una notevole importanza per l’economia campana ed, in particolare, dell’Irpinia.
Il paesaggio di ampie zone della regione è fortemente caratterizzato dalla coltivazione del nocciolo e del castagno, colture di antichissimo insediamento in Campania e di solida tradizione sociale, che hanno trovato le migliori condizioni di sviluppo nella nostra provincia. Gli agronomi hanno evidenziato come dal punto di vista meteorologico il 2020 è stato un anno difficile per l’agricoltura irpina, caratterizzato da continui cambiamenti climatici, repentini cambi di temperature, periodi di prolungata siccità che si sono alternati a piogge molto intense, (bombe d’acqua). In sintesi abbiamo avuto un’estate calda e poco piovosa, buona la qualità, ma prezzi ancora troppo bassi.
“Abbiamo avuto – spiega il presidente Picariello – un inverno e una primavera mite con poca pioggia, e un estate calda, lunga e soleggiata. Al momento il 2020 risulta l’anno meno piovoso della media degli ultimi 20 anni, con un calo di precipitazioni (da gennaio a metà ottobre) di circa il 40%. I cambiamenti climatici sono sempre più evidenti caratterizzati da estremi climatici sempre più acuti, con fenomeni di tropicalizzazione sempre più manifesti”. I cambiamenti climatici in Irpinia hanno inciso sulla resa delle nocciole.
“Tutto questo – aggiunge il presidente Picariello – ha ovviamente effetto sulle colture, sul ciclo fisiologico e biologico delle piante, sugli equilibri vegeto/produttivi, sui rapporti tra i diversi ecosistemi. In seguito alle scarse precipitazioni e temperature miti invernali, abbiamo avuto una buona impollinazione che ha favorito la quantità. Le prolungate siccità estive – sottolinea il presidente – però, hanno determinato, in molte zone, la sofferenza delle piante ed una non perfetta crescita del frutto determinando una leggera diminuzione di resa dei prodotti. Anche il danno da cimiciato risulta essere limitato, grazie al monitoraggio con trappole a ferormoni e alla difesa fitosanitaria effettuata”.
Quest’anno in Irpinia è iniziato il monitoraggio della cimice asiatica (Halyomorpha haly), l’insetto di origine giapponese che attacca molte colture in particolare il nocciolo. “Questo insetto – spiega il presidente Picariello – ha già fatto molti danni a molte colture, soprattutto nei frutteti del Nord Italia, e la cui presenza è stata già accertata in Campania. L’insetto è molto dannoso e vorace, si nutre di foglie e frutti di oltre 300 specie di piante ospiti, attacca le piante e gli alberi da frutto e sta mettendo in ginocchio i noccioleti di molte zone d’Italia, compromettendo la qualità delle nocciole, molto utilizzate nella produzione dolciaria e non solo. Le indagini ed i monitoraggi – evidenzia il presidente Picariello – su nocciolo seguite dagli agronomi in collaborazione con Cnr e Regione Campania sono di particolare rilevanza e consentiranno nel medio periodo un’osservazione capillare dei comportamenti dell’insetto”.
Miglioramento nella produzione delle castagne, grazie anche alle tecniche di contrasto al Cinipide galligeno. “Anche nei castagneti – spiega il vicepresidente Antonio Capone – le cose sono andate decisamente meglio rispetto agli anni precedenti, dove il temibile Cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus), l’imenottero cinese che provoca la formazione di galle, a carico di gemme, foglie e amenti, determinando un consistente calo della produzione, una riduzione dello sviluppo vegetativo e un forte deperimento delle piante colpite, hanno per anni determinato danni importanti. Sebbene il Cinipide – sottolinea Capone – costituisca ancora un problema da contrastare, oggi pare abbia perso forza d’attacco ed il contenimento con il Torymus sinensi (imenottero antagonista, parassita del patogeno, che si nutre delle larve del Cinipide, abbassando così la popolazione dell’insetto dannoso) sembra aver imboccato la giusta direzione. Si è infatti registrata una flessione, in termini di piante colpite, nonché una maggiore quantità e qualità dei frutti”.
“Purtroppo a fronte di tanti sforzi evidenzia Capone – nel campo tecnico per un miglioramento qualitativo dei prodotti non è ancora corrisposto il giusto riconoscimento economico agli agricoltori. I prezzi di vendita di nocciole e castagne al momento risultano bassi e in molti casi inferiori ai costi di produzione. Non si capisce perché, a fronte di una minore produzione mondiale di frutta in guscio, ed una crescita qualitativa dei prodotti irpini, i prezzi di mercato continuano ad essere ancora non remunerativi. Insomma un settore ancora in forte difficoltà che viene scoraggiato e mortificato e che continua a perdere giovani che non vedono in questo settore un futuro”.
“Anche se tutto questo – rimarca Capone – scoraggia gli operatori della corilicoltura e della castanicoltura bisogna continuare nel solco della qualità e nell’ottimizzazione del processo tecnico/produttivo. E’ necessaria l’aggregazione e la cooperazione per garantire lotti minimi di lavorazione e fronteggiare una concorrenza internazionale che sarà sempre più aggressiva. Bisognerà – conclude Capone – continuare con produzioni di territorio e varietà autoctone per sfuggire all’omologazione di massa . Altro punto importante è la valorizzazione dei prodotti curando tutta la filiera produttiva nelle zone di produzioni e puntare sulle certificazioni di prodotto. Comprendiamo che questo periodo causato dall’emergenza sanitaria è particolare, quindi influisce sensibilmente sui prezzi. La situazione, però, si presenta ogni anno allo stesso modo con prezzi molto bassi”.
Sul punto l’appello del presidente Picariello. “La politica dovrà fare la sua parte sburocratizzando e difendendo il Made in Italy. Sarà necessario introdurre nuove regole sulla tracciabilità ed etichettature dei prodotti, garantendo in modo chiaro ed inequivocabile che nella composizione dei prodotti Italiani entrino solo le nocciole e le castagne Italiane”, conclude Picariello