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Castello e Monastero del Monte, la Montella sconosciuta è una meraviglia

“Siete il terzo gruppo oggi, non arrivava gente dallo scorso dicembre”, annuncia il custode del monastero del Monte a Montella mentre inizia la visita guidata. La costruzione, fino agli anni Trenta abitata da francescani e poi da famiglie del luogo, domina la cittadina e i castagneti circostanti. Si nota da lontano, ma ai più appare inaccessibile, estranea alle guide e ai pacchetti turistici. E’ un edificio, assieme al castello annesso e ai 35mila metri quadrati di parco, che forma un triangolo ideale con il complesso di San Francesco a Folloni a valle e il santuario del Santissimo Salvatore, un po’ più su. Entrambi si vedono nitidi da circa 800 metri di altitudine. Luoghi di fede, ma nel caso del monastero un luogo che è trionfo di storia e natura. Da qui si arriva in due ore, percorrendo un tratturo, sull’altopiano di Verteglia. I Picentini si incastrano e con la luce creano scorci mozzafiato.

 

È una Montella inedita per i grandi numeri, forse sconosciuta ai turisti che nel lungo ponte di fine aprile visitano le attrazioni principali. Una festa della liberazione che fa registrare un bel pienone, dalla fattoria Rosabella, altro luogo naturale, ai monasteri e i sentieri, alle strutture ricettive. Valorizzare? Implementare? In realtà il “Monte” ha comunque la tutela dei Beni Culturali, sono stati spesi una ventina di anni fa 15 miliardi di lire per ristrutturarlo. Nelle celle sono conservate decine di cassette di reperti, oggetto di studio delle università; i più importanti invece sono stati portati a valle. In futuro hanno intenzione di creare un museo nel Donjon, è previsto un bookshop e un punto ristoro. Le antiche cucine e il forno, il chiostro e le cripte, le cisterne e i ruderi di età longobarda, le tracce angioine, tra gli incanti floreali e i panorami. È un tesoro che va solo scoperchiato. O forse è meglio che resti così, timido e imponente allo stesso tempo. Almeno fino al momento di una destinazione definitiva, alla risoluzione delle immancabili diatribe gestionali. Che però fino a oggi, in maniera inconsapevole, hanno protetto dalle masse e dalle mode un luogo che sa stupire e stupisce, e che forse non ti aspetti di trovare nell’Irpinia dei caciocavalli impiccati e delle sagre. Un’Irpinia che ha tanto da raccontare, che non può essere soltanto buche da riparare e tagli da lamentare, e una Montella vera regina, per storia e natura, del Parco regionale dei Monti Picentini.

 

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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