Dalla sanità al turismo, dalla scuola al lavoro. Il gap nei vari settori non divide solo Nord e Sud Italia, ma negli ultimi anni si fa sentire anche all’interno della stessa regione. E rischia di aumentare con il riconoscimento di maggiori forme di autonomia alle regioni, secondo quanto emerso all’ex Carcere Borbonico di Avellino, questa mattina, nell’incontro “Autonomie differenziate o secessione?”, organizzato dalla Cgil con il patrocinio della Provincia di Avellino.
“Un discorso cominciato da grandi menti, tra cui Guido Dorso – ha ricordato il segretario generale della Cgil Avellino, Franco Fiordellisi -. Il Titolo V è rimasto inapplicato, o comunque applicato solo alla parte finanziaria. Ma non è la sua modifica che ci spaventa. Ci spaventa piuttosto che chi ha di più non vuole dare a chi ha di meno. I Livelli Essenziali delle Prestazioni che riguardano il perseguimento dell’uguaglianza nei diritti dei cittadini rispetto a politiche sociali, del lavoro e dell’istruzione, devono essere riconosciuti e invece sono rimasti inattuati per l’incapacità dei governi che si sono susseguiti”.
Rivedere i disegni delle autonomie locali, la questione si impone al centro del dibattito sul rapporto tra Stato e Regioni, e insieme ad essa si ripresenta non solo la questione meridionale, ma anche la preoccupazione che aumenti il divario economico e sociale presente in ogni singola regione. “Con l’autonomia regionale – ha spiegato Rossana Dettori, segretaria confederale Cgil Nazionale -, si corre non solo il rischio di rendere più problematici i temi delle regioni del Sud, ma così come pensata dal governo riguarda tutti i cittadini e tutte le regioni, perché anche quelle che noi consideriamo ricche all’interno hanno sacche di povertà. La norma non fa altro che aumentare le disuguaglianze. Chiediamo che prima di procedere, vengano definiti i livelli essenziali delle prestazioni per i cittadini, in modo che ognuno possa conoscere il proprio diritto in ogni città d’Italia. Speriamo si torni indietro dall’autonomia differenziata, vediamo che i 5 Stelle hanno già preso qualche distanza. Costituzione molto chiara, l’Italia è una. Con il regionalismo differenziato il rischio è di ritrovarci con 20 sistemi integrativi in materie molto delicate come istruzione, ambiente. Si rischia una frammentazione dello Stato ed è inaccettabile. Spero che il governo rifletta. Bisogna battersi per mantenere Italia unita”. In risposta al governatore De Luca che ha proposto una sorta di autonomia della Campania, la segretaria ha aggiunto “non può essere una risposta, soprattutto per i cittadini campani perché il compito dei presidenti delle regioni è quello di garantire i diritti dei cittadini in sintonia con quelli del resto d’Italia e non dividerli. Noi non siamo contro una maggiore autonomia delle regioni rispetto ai temi che possono affrontare, ma se pensiamo a come hanno gestito la sanità, bisogna fermarsi a riflettere. Le novità del 2001 non hanno prodotto novità positive per i cittadini”.
Mentre Il presidente della Provincia di Avellino, Domenico Biancardi, chiede maggiori competenze alle Province. Il numero uno di Palazzo Caracciolo ha sottolineato infatti non solo la differenza tra Nord e Sud della penisola nella risposta alla domanda di servizi, ma anche la necessità di poter ampliare le deleghe dell’ente che presiede. “Dobbiamo alzare la voce affinché i nostri servizi vengano sostenuti – ha dichiarato il presidente della Provincia di Avellino -. Convegno importante perché si discute proprio del gap tra Sud e Nord in ogni settore, causato da riforme costituzionali che non vanno fatte, perché modificano un qualcosa che già funzionava, come la Provincia alla quale bisogna dare più competenze. Ma io non mi lamento, sto facendo cose con grande velocità, andando anche oltre la mie competenze. Quello che il governo sta intuendo è che bisogna fare retromarcia per restituire l’autonomia alle Province con maggiori deleghe, non essendoci la possibilità di poter gestire i servizi attraverso Regione e Stato. Importante decentralizzare e aumentare le competenze delle Province anche su turismo e cultura, come ha fatto la regione Lombardia. Prendiamo le cose buone che fanno loro e cerchiamo di imitare”.