(di Andrea Paradiso) Dici vino e pensi all’Irpinia. Tranquilli, non è la dichiarazione di un alcolista anonimo, ma è una constatazione oggettiva che tutti possono avere e farsi circa la grande qualità e il numero delle nostre aziende vinicole.
Per rinforzare ancora di più questo cult, il Consorzio di Tutela Vini d’Irpinia ha presentato, oggi al Circolo della Stampa di Avellino, una interessante iniziativa che porterà il fior fiore degli esperti del vino qui, nelle nostre terre. A spiegare l’evento il presidente del Consorzio, Stefano Di Marzo, insieme a due produttori vinicoli, Piero Mastroberardino e Milena Pepe.
«In un territorio in cui ci sono tra le 300 e 350 produzioni vinicole c’è bisogno di un Consorzio che unisca e faccia capo per rafforzare il brand Irpinia e ben venga la presenza in pianta stabile di una Università che formi e sviluppi un personale altamente qualificato». Queste sono state le parole del Presidente Di Marzio, ancora prima che la presentazione iniziasse, ma che servono a farci capire il punto d’arrivo dell’iniziativa ovvero «continuare a concentrare gli sforzi di tutti per un unico scopo, il rafforzamento corale di questo vanto irpino». Il 24 maggio, dunque, presso il Castello Marchionale di Taurasi una importante delegazione di giornalisti ed esperti del settore enologico parteciperà ad un percorso di degustazione, che prevedrà l’assaggio di «campioni non riconoscibili (senza l’etichetta dell’azienda di produzione), della scorsa vendemmia per quanto riguarda i bianchi (Fiano, Greco di Tufo, Falanghina), del 2013 invece del rosso Taurasi».
«Il voler analizzare un vino bianco di fresca vendemmia» ha spiegato Piero Mastroberardino «tende al riconoscimento potenziale di quell’annata di vino, visto che solitamente la prassi non prevede degustazione di vendemmie inferiori ai 2/3 anni» inoltre «la selezione dei vini in esame sarà un banco di prova, per quelle produzione giovani o meno note, di poter gareggiare in incognito e quindi una maggiore responsabilità anche per loro, che entrano a far parte di una famiglia più grande e di grande tradizione».
Anche Milena Pepe ha fatto eco sia a Mastroberardino che a Di Marzio, nel voler «focalizzare l’impegno univoco delle aziende, anche grazie ad una comunicazione corale» visto che a conclusione della giornata ci sarà un confronto prima generico tra Consorzio ed esperti, poi anche dei raffronti più “intimi” tra questi ultimi e determinate aziende prese in esame. Sempre Milena Pepe si dice «molto orgogliosa e soddisfatta della nutrita ed eccezionale presenza di esperti/giornalisti internazionali e nazionale all’evento, cercando di farci fare anche un salto ulteriore nella cultura del vino». In più – e non è una banalità – eventi del genere che si svolgono sul posto portano anche una maggiore visibilità al territorio, visto che molto spesso si confonde, o addirittura si ignora, che il vino Taurasi viene chiamato così perché esiste un comune di Taurasi. Identificando il prodotto con il luogo di appartenenza.
Ma il “Ciak” nel titolo cosa c’entra? Il ciak nel cinema è quel momento in cui tutto inizia: la giornata lavorativa, le riprese, la recitazione. Ma è anche un momento – dice Di Marzio – «in cui ci si ferma, serve per bloccare l’attimo (il frame n.d.r.), un momento di attenzione, in cui sentire tutti e valutare accuratamente».