Scusate l’intrusione, amministratori di quell’Irpinia che vuole puntare sul turismo! Solo una piccola e istintiva riflessione-proposta dopo aver letto un articolo di Paolo Pinzuti, editore di Bikeitalia.it, sul Fatto Quotidiano.
Qui Pinzuti si chiede perché la Puglia non punti con forza sul cicloturismo, visto che i visitatori in bicicletta producono un indotto economico formidabile sui tratti europei più organizzati. Si fa quindi l’esempio della ciclovia del Danubio in Austria (300 chilometri producono 71,8 milioni di euro all’anno) e di quella della Loira (37mila euro annui per ogni chilometro, oltre 160milioni in totale). Impressionante vero? L’Austria è l’Austria e la Loira è la Loira, si dirà. Ma la pista ciclabile passa anche attraverso luoghi meno ricchi, magari meno conosciuti per i viaggiatori e con sistemi turistici non ad altissimi livelli. E’ il caso della Bulgaria o della Serbia per esempio, dove sulle sponde del Danubio è un pullulare di strutture per il cicloturismo (a Belgrado e non solo). Questi ultimi sono una miniera d’oro. Lo spiega Pinzuti con parole semplici e dirette anche sul suo sito in un altro pezzo. In sintesi: non potendo portare con sé cibo e bevande, non potendo attrezzarsi con tende, il biker è “costretto” a spendere sul territorio. Facendo sorridere ristoratori, albergatori, riempiendo osterie o musei.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07/27/cicloturismo-in-puglia-sarebbe-un-affare-ma-nessuno-se-ne-accorge/1908812/
Sempre Pinzuti incita quindi la Puglia a puntare su questo tipo di turismo. E qui iniziamo ad avvicinarci all’Irpinia, visto che nell’articolo del Fatto si fa riferimento alla piccola ciclovia dell’Acquedotto Pugliese (una decina di chilometri inaugurata da Vendola un annetto fa). E parlando di Acquedotto si cita l’Irpinia. E discorrendo di acqua, a noi viene in mente l’Ofanto. O il Calore… Non le montagne, perché i cicloturisti amano le passeggiate ed evitano le scalate. Ma ci vengono in mente fiumi e paesini a monte di un fiume, enogastronomia e natura.
E se nella mente colleghiamo Ofanto, Irpinia, Alta Irpinia, non si può non pensare alla grande scommessa sul turismo, per adesso neanche embrionale. Ricordiamo le parole di Fabrizio Barca nel corso delle riunioni sul Progetto Pilota, che è sempre quella cosa che ci toglie dall’arretratezza se facciamo bei progetti e mettiamo in campo grandi e sostenibili idee. Bene, Barca ci ha invitato a fare lo screening dei visitatori agostani per predisporre azioni future. In questo discorso, c’è da scommetterci, ci sarebbe poco spazio per una grande pista ciclabile che attraversi l’Alta Irpinia. E poi chissà quanto costerebbe… E i fondi dove si trovano? E come si fa? Da dove si inizia? Ci vuole un progetto che viene approvato? Chi fa il progetto? Chi sarà l’ente capofila? E, soprattutto, quanti anni ci vorrebbero?
Noi, magari siamo poco pratici, pensiamo semplicemente che la cosa non sia affatto impossibile. Che soprattutto sarebbero primavere ed estati meravigliose con i ciclisti che si fermano in piccole e organizzate stazioni e visitano questi benedetti borghi meravigliosi come Cairano, negli ultimi anni caratterizzati dal cicloturismo faidatè. Crediamo che i nostri borghi non siano i più belli d’Italia, che da soli non bastino ad attrarre la gente. Ma crediamo pure che le nostre risorse naturali siano troppo varie per non essere sfruttate.
Non vogliamo riprendere e alimentare l’annoso dibattito “Pista ciclabile al posto della linea ferroviaria Avellino-Rocchetta” per un semplice motivo. La tratta è solo sospesa, magari c’è ancora spazio per la sua riapertura. Tuttavia, Avellino-Rocchetta o meno, esiste qualche norma che impedisca in teoria la realizzazione di una pista ciclabile intorno a un fiume o anche altrove? Rivolgiamo indirettamente la domanda ai tecnici, ai sindaci o agli operatori più attivi. In pratica chiediamo ai nostri amministratori ciò che chiede l’editore di bikeitalia.it a un assessore pugliese. “Esiste un possibile motivo per non realizzarla?”.
La Regione Puglia ha fatto pervenire oggi una sorta di risposta all’ottimo Pinzuti. In soldoni, per una cinquantina di chilometri si dovrebbe aspettare il 2060. Contrariato l’autore della proposta. A noi, stessi chilometri, basterebbe anche un 2025.