Come rovinare lo Sponz Fest in una serata

Lo Sponz Fest si preannunciava l’evento dell’estate irpina. Lo è stato. Lo è stato fino all’altra sera a Calitri, dopo cinque giorni fantastici ed entusiasmanti. Il concerto celebrativo dei venticinque anni di carriera di Vinicio Capossela, il “Mozzart del terzo millennio”, così ribattezzato dal suo padrino Ciccillo di Benedetto, doveva quindi essere un tripudio di gioia, un inno alla gioia. Lo è stato dal punto di vista musicale e con un grandissimo Capossela sul finale. Ma è stato anche un grand flop dal punto di vista organizzativo e logistico.

Un disastro a fronte delle sette ore ininterrotte di concerto. A fronte dei circa seimila spettatori stimati ufficialmente (qualcosina in più visto che dopo la mezzanotte sono saltati i controlli e l’ingresso è stato di fatto libero). A fronte dei tantissimi giunti da ogni parte d’Italia già nei giorni scorsi, con i rispettivi chilometri alle spalle. A fronte delle numerosissime auto arrivate in un posto distante dai centri abitati con solo tre strade d’accesso (una in particolare) e con poco spazio per poter parcheggiare. Sabato lo Sponz Fest ha toppato. Location suggestiva quella della stazione di Conza-Andretta-Cairano, già luogo lo scorso anno di due serate dello stesso festival, gratuite e con meno affluenza, in cui non si erano registrati problemi di nessun tipo. Sabato sera, invece, è stata il palcoscenico della spettacolare disorganizzazione a supporto di un concerto storico e degno di essere ricordato. Che però sarà ricordato non tanto per gli artisti, non tanto per l’unicità, quanto come una delle più grandi accolite di spettatori paganti insoddisfatti.

I DISAGI

I botteghini aprono con tre ore di ritardo già nel pomeriggio. Perché? Solo due parcheggi gratuiti allestiti nei campi limitrofi, di cui uno mezzo vuoto per via della strada transennata troppo presto e con il parcheggiatore infuriato e blasfemo, con tanto di auto rimaste fuori sul ciglio di una strada già stretta e poi divenuta invalicabile anche per l’inciviltà e lo scarso senso civico di alcuni autisti, forse già esausti prima di arrivare.

Piano traffico inesistente e senza indicazioni di massima adeguate per raggiungere il luogo da più parti. Il ponte tra Conza Vecchia e la Stazione è ridotto a un lunghissimo serpente volante di auto. Un solo vigile, nessun altro addetto. Perché?

Solo due ingressi all’area concerto con fila di persone lunghe anche centinaia di metri. Nove bagni chimici per sei-settemila persone lì da ore, così da far diventare la tratta ferroviaria in direzione Rocchetta Sant’Antonio una latrina chilometrica.

Altri “chilometri” e ore di attesa quando si parla poi di ristorazione: due casse, tre-quattro stand in tutto. Perché? Provviste di cibo sottostimate ed esaurite ad una certa ora, caos e litigi davanti alle due cucine. Risse sfiorate.

A un certo punto si era quasi prigionieri. Vietato uscire e rientrare, pena il pagamento di un nuovo biglietto. Impossibile allontanarsi in macchina tra mezzanotte e l’una. Bloccata l’uscita in direzione Ofantina da mezzi vari. Chi voleva raggiungere le strade principali doveva avventurarsi e salire a Cairano, con un incendio in corso tra l’altro. E in una delle strade meno agibili della provincia. Chi veniva da fuori provincia ha vissuto un’odissea.

Ritorno alle auto nel buio più totale con persone visibilmente ubriache a piedi a tagliarti la strada anche a qualche chilometro di distanza dalla stazione. Un servizio d’ordine dov’era? E dov’erano i cassonetti nell’area concerto, gli addetti alla sicurezza?

Intanto nel comodo villaggio vip allestito alle spalle del palco piovevano litri della tequila Don Julio. Sponsor elitario del concerto.

 

IL CONCERTO

Concerto iniziato inoltre con un ritardo mostruoso. Concerto che per prendere il largo, musicalmente parlando, ci ha messo 4 ore. Solo alle 3.00 del mattino Capossela ha dato il meglio di sé insieme alla Banda della Posta e alla Banda Città di Calitri. Prima gli ottoni della Kocani sfiatati, Psarantonis su un palco del genere non era proponibile. Texani e messicani vari sono arrivati a un quarto dell’energia che Tonuccio ha messo venerdì sera a Calitri. Capossela senza voce, ovvio dopo sei giorni di Sponz notte e giorno. Poi l’ha riconquistata supportata da musicisti calitrani, veri mostri rispetto agli amici venuti dal resto del Mondo. Peccato che quando Capossela dava il meglio di sé, e l’ha dato davvero, la stazione sospesa si fosse già svuotata per metà. Il peggio, soprattutto per chi veniva da fuori, doveva ancora arrivare.

Bocciati quasi tutti, altro che turismo!

IrpiniaPost

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