Nato subito dopo il terremoto, nel quarantennale del sisma dell’Irpinia rischia di chiudere per carenza di personale. Il consultorio di Lioni, varie sedi in questi quattro decenni, ha accolto donne e bambini. Tra pochi giorni le ultime due storiche operatrici andranno in pensione e ci si interroga sul futuro del servizio. Filomena D’Andrea è una dei bambini la cui storia si è intrecciata con quella del consultorio, per ragioni personali e familiari. Cantautrice, in arte Makardìa, è da sempre attenta alle tematiche sociali e ha inviato alla nostra redazione una lettera dedicata a Teresa Nigriello e Annarita Liberto, le ultime due “madri” della struttura, con la speranza che possano presto arrivare nuove energie. La lettera infatti è anche una sorta di appello all’Asl Avellino a potenziare questo importante presidio socio-sanitario.
“Un ricordo che mi lega ad Annarita: i giri in campagna a Lioni con la sua Renault 4. Un ricordo che mi lega a Teresa: le storie raccontate prima di dormire al buio della cameretta. Due dei tanti momenti enormi che mi legano a queste “straniere”. Chi sono? Annarita Liberto, infermiera, di Lapio. Teresa Nigriello, psicologa, di Napoli. Vivono a Lioni dal 1981, quando dopo il terremoto nacque il Consultorio familiare dove lavoravano insieme a mia madre, a Mariella, a Giovanna, a Enrico, a Rosetta. Due punti di riferimento per tante donne e tante famiglie del nostro territorio, tra cui la mia, che sempre hanno accudito con dedizione e professionalità, ma soprattutto con una dose di umanità sconfinata che è difficile rintracciare altrove.
E non lo dico perché sono mie amiche, ma perché lo sanno tutti quanto fiato hanno impiegato nelle piccole lotte dell’Alta Irpinia, per i diritti delle donne e dei bambini e di tutti a vedersi riconosciuta la giusta assistenza e comprensione. Tra pochi giorni andranno in pensione, a quanto pare senza essere rimpiazzate, perché sì, il consultorio familiare piano piano va in pensione per sempre, come in quasi tutte le parti d’Italia, così anche i nostri piccoli paesi perderanno un presidio importante. Ma noi speriamo sempre in belle notizie, dopo esserci fatti sentire. Tra pochi giorni ci salutano loro, Annarita e Teresa, alla fine della loro carriera lavorativa a Lioni. Sono spaventata dal fatto che possano rientrare nei loro luoghi di origine, perché significherà vedersi di meno, tenerle lontane, guardarle raramente, confrontarsi poco faccia a faccia. Loro mi fanno sentire adulta e mi rendono consapevole delle mie azioni, trovando sempre una spiegazione su cui lavorare, senza che ci sia la necessità di vedere tutto bianco o tutto nero.
Cara Teresa, cara Annarita, che state sempre a scansare i complimenti, i grazie, i “come faccio senza di voi” perché non finite di fare una cosa per gli altri che già ne state iniziando un’altra, siete per me l’incarnazione della speranza, della determinazione, della femminilità intesa come forza autonoma e lucida ad affrontare le sfide della vita. Cara Annarita, cara Teresa, che siete state le prime persone a cui ho detto di aspettare una figlia, siete per me madri e amiche insostituibili, per le mie figlie nonne e compagne di giochi, per la mia famiglia familiari bagnate dallo stesso sangue, quel sangue che ci rende uguali e che consiste nel vedere il mondo in modo simile, nel condividere le gioie e i dolori, nel mangiare insieme e prendersi cura l’uno dell’altro in base alle proprie capacità, quel sangue che mette insieme caratteri differenti perché parte sempre dal presupposto di poterli comprendere, quel sangue che anche quando si allontanerà in altri luoghi non smetterà mai di essere uguale al mio. Vi voglio un bene dell’anima, ma già lo sapete, per questo non ve lo dirò mai”.