All’ospedale Spallanzani di Roma viene isolato il coronavirus. Nel resto del Paese cresceva e cresce comunque la preoccupazione, soprattutto nelle città. E nelle aree interne lontane dai grossi centri, come l’Alta Irpinia, non si registrano fenomeni di psicosi. Ma questo non significa che non ci si attrezzi, anzi…
“Tutti gli ospedali d’Italia hanno ricevuto le direttive del Ministero, il nostro è un sistema sanitario all’avanguardia come dimostrano pure le ultime notizie. Ma dirò di più. Anche in un piccolo ospedale come quello di Sant’Angelo dei Lombardi, piccolo solo per dimensioni, vengono previsti e predisposti degli spazi in caso di infezione. Ma non è finita. Al Criscuoli di Sant’Angelo è anche possibile l’esame ematico per la Procalcitonina. Serve a escludere che un paziente abbia un’infezione di origine batterica. E’ importante perché i risultati possono indicare il sospetto che un’infezione possa essere virale. E non è scontato che un ospedale di una zona periferica sia in grado di effettuare questo tipo di test, qui abbiamo partecipato a diversi corsi“. Lo spiega il dottor Biagio Campana, specialista in malattie dell’apparato respiratorio che vive e lavora in Alta Irpinia.
Ovviamente si parla in via ipotetica. In provincia di Avellino non si registrano casi e non si può parlare di una popolazione presa dal panico. In Alta Irpinia si vende qualche mascherina in più, ma non siamo in presenza di richieste di ricoveri impropri e pronto soccorso intasato. Davanti ai negozi di prodotti cinesi c’è qualche macchina in meno, ma la psicosi sembra lontana. “In realtà – spiega Campana – è veramente difficile in questi casi tenere un equilibrio tra allarmismo e rassicurazioni. L’equilibrio però, in una situazione come quella attuale, viene naturale. Ce lo danno i numeri. Due sono i casi in Italia. Anche il tasso di mortalità in Cina è limitato considerata la popolazione della zona di Wuhan. D’altro canto l’Oms ha lanciato un allarme globale perché si sono già superati i 10mila casi. E perché il contagio aumenta“.
I consigli sono quelli di sempre. “Faccio prima una considerazione. Il periodo di incubazione del virus, due settimane, già esclude chi dovesse mostrare sintomi di influenza e sia stato in Cina o a contatto con soggetti a rischio a dicembre – afferma Campana come esempio –. I casi possono essere sospetti, probabili e certi. L’anamnesi del soggetto offre già moltissime indicazioni, quindi per ora tutto sembra sotto controllo in Italia. Durante questa epidemia i consigli sono quelli dettati dal buon senso e dalle norme igienico-sanitarie, anche quelle che appaiono più semplici. Lavarsi sempre le mani accuratamente, areare i locali. Ed evitare di sovraffollare gli ospedali, perché alcuni reparti sono causa di infezioni nosocomiali tra l’altro. Dico pure che un allarme, in presenza di un caso nella nostra zona, sarebbe comprensibile. Ma l’allarmismo no. Così le mascherine sarebbero relativamente utili solo in caso di vicinanza a soggetti a rischio”.
Cosa bisogna aspettarsi? “Intanto i test sul virus, capire eventuali mutazioni. Da una parte la comunità medica è perplessa e dall’altra si può sperare che il virus diminuisca di intensità. Ma ripeto – chiude Campana – il nostro sistema sanitario è attrezzato ed efficiente. E va posta fiducia anche nella struttura di Protezione Civile diretta da Angelo Borrelli che per sei mesi, e speriamo siano sufficienti, gestirà l’emergenza negli aspetti logistici e non solo”.