Le conseguenze della siccità si abbattono sull’Italia e l’Italia si accorge di avere un problema di infrastrutture. Reti fatiscenti e perdite di acqua impressionanti, in una nazione ricchissima di oro blu. E’ uno dei grandi paradossi nazionali, così per un attimo l’Irpinia non resta sola nel dramma. Oggi sul Corriere del Mezzogiorno si leggono anche i numeri dei nostri vicini, con le tubazioni di Acquedotto Pugliese che nel 2016 hanno disperso il 48% dell’acqua.
E se ha un problema anche la virtuosa società con sede a Bari, simbolo di efficienza e ottimi utili, ci si rende conto che la questione non è più differibile. Paradossalmente sembrerebbe una buona notizia per l’Irpinia. Un’Irpinia che da anni vive crisi idriche, non soltanto d’estate, pur avendo sul proprio territorio centinaia di sorgenti. E che tuttavia non possiede la forza numerica per far parlare di sé a livello nazionale. Roma rischia di restare a secco, le telecamere dei tg nazionali vanno a Bracciano, ed ecco che si inizia a discutere del rifacimento delle reti idriche, oppure di predisporre dighe e invasi per trattenere l’acqua piovana per poi bonificarla e utilizzarla.
Si inizia a dire che dopo le tante tragedie, il Vajont per esempio, lo Stato aveva limitato la costruzione di invasi artificiali (al momento sono 538 con un’età media di 60 anni) e che ora con le moderne tecnologie la costruzione dei nuovi impianti è una delle soluzioni possibili. Si parla di soldi quindi; e si aprirà verosimilmente la corsa alle infrastrutture. Manna dal cielo per le grandi società. Così vanno le cose…
Sul piano provinciale quest’estate è fino ad ora una fotocopia delle altre. Tutto nella norma e nella media. Flusso razionato, disagi. Le analisi e le parole degli addetti ai lavori sono le stesse degli anni passati. Ma la questione, si è visto ora con maggiore evidenza, è globale.
Così lo stesso Vincenzo De Luca non si è certo soffermato sulle criticità della piccola Irpinia. Ha parlato ad ampio raggio. Le sue parole suonano simili ad altre: a quelle ascoltate nei telegiornali in questi giorni dalle autorità del centro Italia che stanno per chiudere i rubinetti.
“Abbiamo un problema grosso sulle reti idriche, per le perdite e la fatiscenza – dice il governatore in Consiglio regionale -. Dovremmo fare un grosso progetto di rifacimento, ma così non è possibile. Servono risorse importanti. E allora se il governo nazionale e l’Europa ci dicono che oltre al Fesr ci sono altri soldi da poter spendere, noi lo facciamo. Poi bisognerà chiarire chi gestisce il progetto. Perché per noi l’acqua è pubblica e siamo tutti d’accordo, ma è evidente che ci vuole una cabina di regia…“.
I numeri di Legambiente forniscono il quadro della Campania. A Napoli si registra il 34% di perdite idriche. La situazione peggiore a Salerno e provincia con il 56,50%. Non è messa male Benevento, con un 28,90% che è anche al di sotto della media nazionale. Mentre a Caserta e Avellino le perdite idriche si attestano al 46%.