L’Irpinia, il Vinitaly. L’attenzione e lo sguardo dei viticoltori irpini, degli amanti del vino, sono rivolti a Verona. Ma lontano da quel palcoscenico, precisamente nella capitale belga, è proprio di queste ore la notizia della nuova uscita sul mercato di una birra realizzata con vinacce di Greco. Qualcuno potrebbe storcere il naso, ma non parliamo di una birra qualunque. C’è da premettere che negli ultimi anni sta prendendo piede sempre più uno stile brassicolo tutto italiano, l’Italian Grape Ale, già riconosciuto dal 2015 dall’organo internazionale BJCP. Birra contraddistinta da un’aggiunta di mosto d’uva o di sapa, affinata in botti che hanno ospitato vino o fatta fermentare con i lieviti spontanei presenti sulle vinacce. Tanti i produttori di birra artigianale che ormai si cimentano con questa particolarissima produzione. Ma quando a farla è uno dei migliori birrifici al mondo, che sceglie una piccola ma rinomata cantina del Sud Italia, e non per la prima volta, allora tutto ciò diventa notizia. Brasserie Cantillon, la regina mondiale delle birre a fermentazione spontanea (Lambic), tipica del Belgio, con una storia centenaria alle spalle, ha annunciato sui suoi canali social la collaborazione rinnovata con Cantina Giardino di Ariano Irpino.
Jean Van Roy, proprietario e mastro birraio di Cantillon, è autore di capolavori assoluti, di birre ormai divenute celebri e spesso introvabili alla stregua dei grandi vini. Come per l’enoturismo, la sua brasseria è meta ogni anno di migliaia e migliaia di appassionati, divenuta già dagli anni’70 un museo visitabile grazie all’idea di Jean Pierre, suo padre, che permetteva ai viaggiatori di degustare i propri lambic in mezzo ai tini di lavorazione e alle botti. Ed è proprio grazie alle botti che Jean entra in sintonia con Daniela De Gruttola e Antonio Di Gruttola, proprietari di Cantina Giardino.
E’ di qualche anno fa il primo incontro: il birraio belga è ad Atripalda per presenziare ad una serata di degustazione dei suoi lambic, ospite di Gianluca Polini, patron di un’altra eccellenza nostrana, lo storico pub Ottavonano. I tre si incontrano e, grazie a quest’ultimo, Jean si ritrova a visitare la cantina di Ariano. Inebriato dai vini assaggiati, impressionato dalle botti di castagno di dieci ettolitri, chiede ai proprietari di spedirgli sia le fecce che la botte che ospita il Greco appena apprezzato. Una volta giunti in Belgio, Jean si cimenta in due esperimenti: il primo è un mosto di lambic fatto fermentare con le fecce in botte di castagno, il secondo invece è un lambic di due anni a cui aggiunge fecce più grossolane e messo a fermentare in anfora. I risultati nel breve termine non sono proprio soddisfacenti, ma Daniela intuisce che forse l’apporto delle vinacce sia migliore di quelle delle fecce. Gli invia le bucce di Greco (atte a divenire “Sofia”) che erano state a macerare sei mesi in anfora a contatto con il vino. E’ il terzo esperimento e nasce “Sophia Lambic”, in onore di Daniela e Antonio e del loro vino.
Sembrerà strano ai più, ma le bottiglie di Cantillon sono difficili da trovare, ancor più quando si tratta di release particolari in edizione limitata come in questo caso. Birre pregiate e che non temono l’invecchiamento, pronte ad arricchire sia i palati ma anche i collezionisti più accaniti. Per vedere se questa volta l’alchimia si è compiuta, toccherà aspettare ancora un po’ ma, soprattutto, sperare di riuscire prima a reperirne una bottiglia!