Pearcing al sopracciglio, giubbotto di pelle nero, jeans, scarpe da ginnastica e una luce particolare negli occhi castano-verdi. Luca Lombardi, classe ’92, ha la danza che gli scorre nelle vene. Da piccolo, a Lioni, non si sentiva capito fino in fondo. Non poteva esprimere al meglio ciò che sentiva dentro: amava ballare, ma in un paese dove esisteva una scuola di danza di piccola entità, non riusciva a farlo. Costretto a spostarsi in un paese vicino, Montella, ha iniziato con i balli di gruppo trovandosi in mezzo a bambini e ragazzi che lo facevano per i più disparati motivi. Per lui non è mai stato solo un hobby, un passatempo, un modo per tenere in allenamento il corpo e fare sport.
La danza per lui significa libertà. Di espressione, di pensiero, di movimento. Dove non arrivano le parole ci pensa la coreografia. Luca non si è accontentato di esibirsi nei saggi di fine anno: ha lasciato il suo paese per trasferirsi in città, Roma. Spaesato, piccolo (aveva 18 anni), inesperto, si è trovato in un contesto ampio, quasi dispersivo. Non si è dato per vinto,tenendo ben presente ciò che lo spinge a stringere i denti e resistere. Si è iscritto all’accademia “Balletto di Roma” dove dopo 4 anni di impegni, sacrifici anche economici, sudore e soddisfazioni, si è diplomato come “ballerino contemporaneo”. Nemmeno i limiti fisici sono stati un ostacolo per lui. Anzi, li ha sempre visti come un motivo in più per chiedere a se stesso il massimo, per dimostrare agli altri di poterci riuscire.
Si è perfezionato studiando con importanti coreografi internazionali a Roma, Milano e Barcellona. Il suo sogno nel cassetto è quello di fare il coreografo. Per questo dopo tanto studio ha creato una sua compagnia nell’estate 2015, “Kiki”, con la quale allestire uno spettacolo interamente a sua firma che vanta il sostegno di Flaminia Buccellato, direttrice del centro di danza Balletto di Roma. Il 4 giugno al teatro San Genesio della capitale il suo desiderio diventerà realtà. Si tratta del suo primo lavoro da coreografo, il suo debutto. “È quello che ho sempre voluto” commenta emozionato.
“Una coreografia è la contaminazione di tutto ciò che ho studiato, visto e vissuto, quindi spero che lo spettacolo piacerà e sarà apprezzato”. Ci tiene a precisare che nulla è affidato al caso, che bisogna studiare molto per riuscire a ottenere risultati soddisfacenti. Niente si improvvisa, anche se esistono molti insegnanti di danza che in realtà non hanno mai ballato e mai riusciranno a insegnare bene il mestiere. “Se non puoi fare il ballerino per un motivo o per un altro, non devi per forza fare l’insegnante come ripiego”, afferma convinto.
Il suo è stato un percorso ostico, in salita, un sentiero che ha deciso di percorrere con caparbietà e tenacia, staccandosi dalla sua piccola terra, la stessa che non ha potuto vederlo sbocciare, ma che lo accoglie con calore ogni volta che torna, come quando due estati fa’ si è esibito all’anfiteatro lasciando tutti senza fiato. Luca è cresciuto, quel bambino timido e magrolino ha lasciato il posto ad un ragazzo determinato, volitivo e ambizioso. Quando balla ogni singola terminazione nervosa del suo corpo scolpito parla. E sa di passione incondizionata verso l’arte, la musica, il ballo. Sa di rinunce e di gioia, di limiti superati e di lacrime. Sa di talento, quello che nasce con te e se coltivato si manifesta ruggente.