La nascita, il giorno del matrimonio, quello di una laurea. E poi c’è la data del terremoto. In ogni famiglia irpina, in ogni comunità, sfogliare l’album dei ricordi significa far riferimento al 23 novembre, al prima e al dopo. Ante e post sisma. A 40 anni da quegli interminabili 90 secondi, quattro decenni dopo, le 19.34 fanno ancora paura. Per esorcizzare un passato che incombe, i cui segni si trascinano di generazione in generazione, Lioni questa sera ha simbolicamente piantato un albero di melograno. Opera in ferro battuto dell’artista Giuseppe Cignarella di Pescopagano, la scultura è stata inaugurata con una cerimonia sobria alla presenza di rappresentanti dell’amministrazione comunale e delle associazioni.
“Il frutto del melograno è simbolo di una comunità unita, l’augurio è proprio che questa comunità si tenga sempre insieme, mossa da solidarietà, amore vero, fraternità autentica e capacità di apertura verso chi ha bisogno di essere nutrito. Come fa il melograno con i suoi infiniti chicchi. Mi complimento per la scelta”, sottolinea il parroco Don Tarcisio Gambalonga prima della preghiera e della benedizione. Il delegato ai Beni culturali della Diocesi arrivò a Lioni dopo poco il terremoto da seminarista. Padovano, decise di restare al Sud e in Irpinia, facendo del paese altirpino la sua casa. Un esempio di integrazione perfettamente riuscito.
L’opera d’arte è stata collocata nel quartiere San Giuseppe, all’incrocio tra via Napoli e via Salvo d’Acquisto. Proprio dove la sera del 23 novembre venne acceso un fuoco in strada per passare la notte. E proprio lì dove, poche ore dopo, iniziarono ad accamparsi i primi volontari. Come nel “pianto antico” di Carducci, di fronte allo strazio dell’umanità per la vita finita, il verde melograno dai bei vermigli fiori resuscita a nuova vita. “Abbiamo scelto un quartiere che stiamo provando a riqualificare. È un omaggio alle vittime e alle persone che ci hanno aiutato da tutta Italia e dal mondo. Ma il melograno, frutto biblico, vuole anche ricordare il lavoro delle parrocchie, della Caritas, che tanto fecero per i nostri paesi”, spiega il sindaco Yuri Gioino.
E infatti la targa scoperta recita: “A Lioni, che dalla polvere ha trovato la forza di rialzarsi per costruire il futuro. Alle mani che hanno scavato, alle mani che hanno soccorso e a quelle che hanno stretto. Si possa custodire il ricordo delle vittime e di tutti coloro che hanno lavorato con coraggio e determinazione alla ricostruzione”.