Una festa dedicata alla sua Lioni, all’Alta Irpinia e alla provincia tutta che ha risposto presente in modo convinto, conferendo a Piazza della Vittoria un colpo d’occhio notevole (foto di Ferdinando Squarciafico). Ieri sera a Lioni i ringraziamenti di Rosetta D’Amelio a quelle oltre 10mila persone che l’hanno sostenuta e riconfermata consigliera regionale. “In campagna elettorale ho assunto l’impegno di rimettere l’Irpinia nell’agenda politica regionale e per questo mi battero’ – ha promesso dal palco la D’Amelio – “Questa festa la dedico agli idraulici forestali che hanno sofferto in questi anni in modo particolare, ai giovani disoccupati che hanno dovuto assistere inermi alle restituzione dei fondi all’Europa. La dedico a quella sofferenza che essendo stata sindaco conosco bene, la sofferenza di padri e madri di famiglia abbandonati da un governo delle politiche sociali inesistente; la dedico agli operai delle tante fabbriche in difficoltà e alle donne, vera ragione di vita e impegno politico e sociale”.
Un discorso breve e carico di emozione come quando ha gridato dal palco che la sua sarà una battaglia convinta contro il petrolio, ora più di prima, o come quando ha tuonato, riferendosi alla sua Lioni: “Sono orgogliosa di questa comunità, ma deve tornare a essere un luogo accogliente. E lo dico a tutti, anche a quelli che non mi hanno votata, anche a chi del mio stesso partito non mi ha sostenuta”.
Sul palco accanto a lei Umberto Del Basso De Caro, Massimo Paolucci, i sindaci Repole, Farina e Palmieri, amministratori locali e avellinesi, Luigi Famiglietti e pezzi di partito. Ma soprattutto l’amico Nino D’Angelo tornato a Lioni anni dopo uno storico concerto.
“Vi auguro di trovare – ha sottolineato il cantante napoletano – sulla vostra strada, come è stato per me una persona sincera, di parola e onesta come Rosetta. Con lei nella stagione bassoliniana avevamo creato qualcosa di stupendo a Napoli a Forcella”. Il riferimento è al Teatro Trianon reso da Nino D’Angelo il teatro del popolo. “Questi venuti dopo appartengono alla categoria di chi pensa che con la cultura non si mangia. Invece non sanno che la cultura può sfamare molti – ha concluso – Loro preferiscono che restiamo dei pecoroni”.