Le elezioni politiche dello scorso 4 marzo hanno restituito un risultato netto, in provincia di Avellino come nel resto del Sud Italia, in favore dei Cinquestelle. Oltre il 40% la media provinciale dei pentastellati alla Camera e al Senato e un crescente interesse per il Movimento anche tra gli amministratori, fino ad ora rimasti distanti dal mondo grillino. Aveva destato sorpresa la presenza di alcuni di loro, l’11 febbraio ad Avellino, nella sala che aveva accolto il capo politico Luigi Di Maio, peraltro unico big nazionale affacciatosi in Irpinia durante la campagna elettorale. Tra questi, l’altirpino Pompeo D’Angola, primo cittadino di Sant’Andrea di Conza.
Sindaco D’Angola, è passato qualche giorno e ormai i giochi sono fatti. Come ci spiega quella presenza in una fase politica così delicata?
Ho avuto circa un anno fa un incontro con il presidente Luigi Di Maio.
Lo chiama già presidente?
Beh, credo dovremo chiamarlo così… Le dicevo comunque che circa un anno fa mi ha ospitato, assieme a una delegazione del mio Consiglio comunale, a Roma. E’ nato un rapporto istituzionale, come del resto ne intrattengo con tutte le cariche istituzionali a partire da quelle regionali, finalizzato esclusivamente a tutelare il mio territorio. Abbiamo subìto aggressioni più volte: mi riferisco alla questione eolico. La vicenda delle installazioni di pale eoliche all’Oasi di Conza della Campania non è ancora conclusa: venerdì abbiamo avuto l’ultima udienza al Consiglio di Stato. Ho quindi lavorato a costruire una rete istituzionale a salvaguardia non solo di Sant’Andrea di Conza, ma dell’intera area.
E poi?
Da lì ne è scaturito un rapporto telefonico di grande cordialità. Ci siamo sentiti anche dopo le elezioni: ho fatto a Di Maio i complimenti e un in bocca al lupo, con la speranza che le tante buone idee di cui si è fatto portatore possano concretizzarsi e che si ottengano risultati importanti.
A Sant’Andrea di Conza c’era una candidata locale con Potere al Popolo. Nonostante questo ha vinto il Movimento Cinquestelle, eppure il suo è un paese storicamente di sinistra. Il centrosinistra si è piazzato solo secondo. Lei ha fatto votare M5S?
Diversi consiglieri comunali hanno rapporti con il centrosinistra e quei voti, andati al Pd e ai suoi alleati, sono stati conquistati uno a uno. Ma questa tornata elettorale si è contraddistinta per il fatto che non c’era nemmeno bisogno che io dessi indicazioni ai miei concittadini. La gente ha votato per dare un segnale, per dire che è necessario riparare allo scollamento creatosi rispetto alle politiche di destra e sinistra. Per la prima volta ho riscontrato la voglia di esprimere un voto a prescindere dalla storia politica di ciascuno.
Sta dicendo che sul risultato non hanno influito i nomi dei candidati?
Sì, la gente non ha votato le persone. Questo è stato un voto politico che ha significato dire alla sinistra e alla destra che è necessario riequilibrare il rapporto con le comunità. Che gli stessi sindaci non possono essere lasciati soli, noi siamo i primi a percepire sulla nostra pelle lo scarso accompagnamento ai territori da parte dei partiti.
Lei, è noto, è sempre stato di sinistra. E ora?
Sono ancora adesso di sinistra. Lo sono per come mi comporto quotidianamente a prescindere dal contenitore politico che voto. Bisogna essere di sinistra, a prescindere da un voto di sinistra.
Resta il fatto che il Movimento Cinquestelle su alcuni temi, dall’Europa ai migranti, ha posizioni più simili a quelle del centrodestra o meglio ancora alla Lega…
Chiariamo una cosa. Io sono di sinistra e penso che una sinistra moderna affronti il problema migranti come l’ho affrontato io nel mio paese. Capendo cioè che non si può accogliere tutto il mondo, altrimenti ci stiamo solo illudendo di fare accoglienza. A Sant’Andrea ho 24 ragazzi nello Sprar e negli anni scorsi mi era stato chiesto di ospitarne di più, ma mi sono opposto. Il problema di tutte le comunità è di fare un’accoglienza dignitosa, responsabile. Su questo tema non possiamo dare risposte fideistiche, ma come amministratori e istituzioni dobbiamo costruire prospettive serie per queste persone che arrivano in Italia per stare meglio che a casa loro, vogliono costruirsi un futuro qui, non vogliono assistenza. Capire questo è essere di sinistra.
La sconfitta del nipote di De Mita, Giuseppe, aprirà a nuovi scenari in Alta Irpinia? Penso al tavolo del Progetto Pilota dove pure in questi anni non sono mancate frizioni tra sindaci e penso pure alle imminenti amministrative, che potrebbe mutare la composizione dell’assemblea dei 25.
Intanto non dobbiamo dimenticare che il Progetto pilota e l’intera Strategia per le aree interne dipendono dal Governo centrale. Prima di fare previsioni quindi dovremmo attendere che tipo di governo ci sarà a Roma, così avremo un’idea su se il progetto subirà un’accelerata o andrà incontro a un periodo di raffreddamento. Ad ogni modo io credo che dovremo continuare a lavorare, ma cercando di essere quanto più includenti possibile. Ogni sindaco dovrà fare la propria parte, senza dare spazio a personalismi, mettendo da parte i contenitori politici e partitici. I partiti – deve essere chiaro – che non hanno nulla a che fare con l’area pilota: a quel tavolo contano le idee e le opportunità che i sindaci sono in grado di cogliere.
Sta dicendo che un eventuale ingresso di amministratori grillini al tavolo, ipotesi non del tutto remota vista la volontà dei cinquestelle di organizzarsi per le elezioni comunali in Alta Irpinia, non sarebbe un male?
Dico che l’ingresso di nuovi sindaci, grillini o meno, non sconvolgerà nulla. La linea ormai è stata tracciata ed è rispondente alle esigenze e ai servizi di cui il territorio ha bisogno. Sono certo che eventuali nuovi primi cittadini daranno un apporto programmatico e politico utile. Ripeto: a quel tavolo i partiti vanno messi da parte, si discute sulle idee e sugli obiettivi.