“Se gli accordi con la Regione vengono rispettati, e una parte delle risorse la Regione ci ha detto che le riserverà all’Area Pilota, viene meno l’elemento della concorrenza nell’accesso ai fondi”. Ciriaco De Mita in versione padrone di casa lunedì pomeriggio a Nusco nel convegno “Fondi europei e Agricoltura, prospettive per l’Irpinia”. Intervento breve il suo di fronte alla platea di Palazzo Pepe-Vecchia. “Noi abbiamo qui classe dirigente e stampa attente al pettegolezzo locale, mentre ormai i processi produttivi hanno respiro internazionale. Non a caso le aziende che vanno bene da noi sono quelle che hanno dimensione internazionale – ha dichiarato riferendosi alle polemiche interne al Progetto Pilota – La comunità dell’Alta Irpinia funziona se c’è ricerca culturale e non ricerca di potere. Verbalizzare il pensiero che non c’è è cosa difficile, i verbali sono cose di una mediocrità assoluta. Adesso si apre la fase dialettica tra le aree interne, la Regione e il Governo. Io sostengo questa Giunta regionale e gli accordi vanno rispettati. Credo che siamo pronti a gestire il confronto”. Quanto al tema del dibattito, l’agricoltura, il sindaco di Nusco ha specificato: “Abbiamo bisogno di organizzare un meccanismo semplificato di accesso ai fondi per cui un giovane può tradurre in atti concreti la sua intuizione imprenditoriale e la politica deve accompagnarlo”.
In sala tra gli altri il sindaco di Torella dei Lombardi, Ettore Mocella della Confartigianato, il sindacalista Michele Fonso, Antonio Falessi, amministratori, imprenditori e agricoltori. Per Coldiretti parola a Salvatore Loffreda: “Stiamo lavorando allo sviluppo di filiere. Qui in Alta Irpinia con l’utilizzo delle aree a demanio si dovrebbe riprendere un discorso serio sulla zootecnia. Un focus sull’Area pilota e lo sviluppo delle filiere andrebbe fatto”, ha proposto rivolgendosi al presidente De Mita.
Il dibattito era stato aperto da Maurizio Petracca, presidente commissione regionale Agricoltura. “Con investimenti privati e cofinanziamento regionale le risorse a disposizione dell’agricoltura in Campania toccano i 3 miliardi di euro, a ciò si aggiungeranno i fondi del POR FESR. Ma le cifre non devono deviare l’attenzione dalla sostanza degli interventi che si andranno a fare perché la stessa cifra è stata stanziata nel ciclo precedente senza produrre risultati – ha puntualizzato il consigliere regionale Udc presentando le quattro misure del PSR già aperte attraverso la pubblicazione di bandi. “Io le considero sperimentali perché mettono in moto solo il 15% delle risorse e perché c’è bisogno di apportare correzioni in favore delle aree interne”. Fondamentale per Petracca sarà la cooperazione sia nel pubblico sia nel privato per attingere alle risorse. “Dobbiamo ricostruire il tessuto delle comunità, anche se noto che l’Irpinia è sempre il territorio più litigioso”, ha concluso. A lui sono andati i complimenti di Giuseppe De Mita per aver promosso in queste settimane discussioni “non propagandistiche, ma problematiche. Basta riprendere le cronache del tour dell’ultimo presidente della commissione regionale (Foglia, ndr) per notare la differenza”, ha attaccato il deputato Udc nella premessa al suo lungo intervento. “Finora – ha continuato – si sono spesi fondi fuori da una prospettiva politica. In dieci anni abbiamo speso di risorse europee più di quello che fu messo in campo dalla legge 219 per la ricostruzione degli abitati e la creazione di fabbriche. Lì però c’era un disegno”. Oggi invece, secondo l’ex assessore della Giunta Caldoro, il fine ultimo dell’azione politica dovrebbe essere orientare la spesa dei fondi verso la crescita economica dei territori attraverso la cooperazione o, per dirla con Petracca, la ricostruzione delle comunità. “Ricerca, innovazione tecnologica e agricoltura, sono i fattori economici di questo ciclo economico. L’operazione da fare non deve essere più quantitativa, bensì qualitativa. In questa fase – ha concluso – abbiamo bisogno di costruire soggetti e attori e lo stiamo facendo con il Progetto Pilota. Le resistenze che stiamo incontrando sono dovute a chi vuole conservare il ruolo di mediatore all’interno del processo, mentre dobbiamo mettere la gente e i giovani dell’Alta Irpinia in condizione di essere liberi di scegliere di restare”.