L’immagine sulla mia sinistra mentre guido è l’alba al contrario, lo sguardo ad Ovest mentre nasce il sole. Le campagne tra Calitri e Bisaccia sono troppo affascinanti al mattino. Via dallo Sponz Fest, dopo aver ascoltato la Mojo Pin di Jeff Buckley che arriva soave dal borgo. Il guidar m’è abbastanza dolce in questo scenario. Continua il caldo, come se l’estate non volesse staccarsi da una terra abituata al vento fresco pure ad agosto.
Era sicuramente estate piena nelle piazze e nelle strade di Calitri tra le 3.00 e le 6.00 del mattino. Ragazze e ragazzi ovunque, incastrati nelle scalette del centro storico o stipati nelle vinerie nate per l’occasione. Avanti e indietro sul corso a cercare cibo, acqua, alcol, sigarette, cappuccini, caffè, gomme da masticare, bagni. Ma anche reading, improvvisazioni e ancora musica. Tra autostop e piccoli tamponamenti qualcuno prova a tornare a casa, altri tentano imperterriti lo sponzamento a oltranza. C’è chi è arrivato qui per la prima volta e ha intenzione di viversi ogni attimo del festival. Intanto qualche autoctono ha intenzione di godersi la vista delle ultime turiste con le lunghe gonne che affollano il paese. Ma il tasso alcolico è mediamente elevato, così senza troppa grazia l’autoctono tocca la tipa e questa non la prende bene: lei lo manda affanculo e corre via con rabbia. Eh sì, poco prima dell’alba la grazia alberga più che altro nella parte alta del centro storico con Alessio Franchini. Dagli anfratti arrivano olezzi tipo fogna di Calcutta. Calitri resta quasi colpita dalla quantità di gente che dopo il concerto Capossela-Dobranotch-Kusturica vaga tra mete e senza mete.
E io resto colpito dal fatto che in vent’anni non sia cambiata una virgola per certe dinamiche. Ma è possibile che ancora ci si entusiasmi per la suonata tra amici in piazzetta simmo briganti e facimmo paura? Piccoli nuclei con chitarra, voce e djambé risultano drammaticamente presenti. Ma dopo 3 ore di concerto di chi suona per professione, e una settimana di spettacoli, ‘sti cristiani hanno veramente voglia di cantare e ballare? Proprio così, constato. E quando dopo i briganti che fanno paura parte come naturale conseguenza Volesse addeventare nu brigante oinennané, beh il desiderio del letto cresce paurosamente. A ‘sta roba preferisco nettamente Despacito, e ora lapidatemi pure!
Ma sono stato benissimo devo dire. La mia ansia aveva fatto sì che parcheggiassi a 50 metri dallo stadio del concertone con un anticipo imbarazzante. Il ritorno in centro è stato agevole, io in una macchina con altri quattro, una macchina assalita da autostoppiste belle e disperate che se la faranno comunque a piedi.
Il concerto allo stadio. Lo Sponz 2017 è un festival d’arte e cultura a tutto tondo, o almeno io lo considero tale. Oggi mi sembrerebbe riduttivo, fuorviante, concentrarsi sull’ultimo atto in musica di Capossela e dei suoi ospiti. Qualcosa va pur detta però. Possiamo quindi parlare di una serata di musica memorabile? Obiettivamente no. Possiamo parlare di un Capossela in forma smagliante? Non esattamente. Il suo sorriso è dolce, Vinicio ci tiene a finire questa quinta edizione nel migliore dei modi. Sul finale però perde la pazienza e spacca una chitarra dopo problemi tecnici sul palco. Il concerto, buono in alcune sue parti, dall’inizio caposseliano ai Dobranotch fino a Kusturica, è tanta musica e poco spettacolo. Un passaggio del padrone di casa sulla lotta per il Formicoso scalda i cuori dei combattenti per l’ambiente, ma il passaggio è rapidissimo. Un paio di filmati di Underground e Gatto nero gatto bianco per annunciare Kusturica, che una volta imbracciata la chitarra sembra divertirsi sempre moderatamente e responsabilmente…
Ma sapete che c’è? Non è che tutto questo mi interessi molto. Lo Sponz Fest è un’oasi di vita, cultura e incontri della durata di una settimana. Se qualcuno pensa di arrivare l’ultima notte a prendersi il meglio ha sbagliato lido. Per chiudere: alcune parti del concerto non mi sono piaciute e non sono piaciute ad altri, ma stavolta non credo proprio sia il caso di lamentarsi. E non perché l’esibizione fosse a ingresso gratuito come sentivo dire da genti – dov’è scritto che se paghi il musicista quello canta e suona necessariamente meglio? – ma perché di concerti ce ne sono migliaia mentre lo Sponz è uno. E visto che è lo Sponz resta unico e inimitabile continuerebbe adesso in un castagneto di Villamaina che non cercherò nemmeno su maps per puro sfizio. C’è stanchezza… Ci vediamo stasera per la chiusura al Goleto. Ultima nota, doverosa: ottima l’organizzazione dell’evento allo stadio e non solo, come nel 2016.