Le elezioni sono archiviate e l’Irpinia si prepara a una delle fasi più importanti da 40 anni a questa parte, quella del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un periodo in cui i sindaci e la classe politica saranno chiamati a disegnare il presente e il futuro di una terra che continua a spopolarsi.
Qualche considerazione sulla tornata elettorale, anche in chiave di prospettiva, è comunque d’obbligo. Intanto i quattro comuni altirpini con una sola lista (Lioni, Teora, Lacedonia e Torella dei Lombardi), ai quali si aggiunge il vicino Frigento, più Montaguto e Manocalzati, hanno fatto registrare un’affluenza per certi versi sorprendente. Il quorum è stato polverizzato ovunque già domenica 3 ottobre. Lunedì si è quasi arrivati ai livelli del 2016. Quasi, perché naturalmente ha influito il momento (il covid non è ancora debellato) e la presenza appunto di un solo candidato a sindaco. Ma i numeri dicono che i cittadini di quei comuni hanno voluto premiare amministrazioni uscenti oppure dare fiducia a esperienze nuove. Ciò non vuol dire che un problema non esista, anzi. Ma, ed è una chiave di lettura, più che crisi della politica, della fiducia, del coraggio o della rappresentanza, si dovrebbe parlare di latitanza dei partiti. L’assenza di alcune importanti forze continua a farsi sentire alle amministrative dei piccoli centri irpini, dal Movimento 5 Stelle alla Lega, passando per Fratelli d’Italia. Da anni, e accadeva anche con Forza Italia all’apice, fanno il pieno di voti alle politiche o alle europee per poi sparire quando si discute di consigli comunali. A lungo andare è rimasto dunque uno schema di centrosinistra che in molte realtà ha fatto a meno, semplicemente, del contraltare dello stesso centrosinistra.
E saranno del centrosinistra, inteso come coalizione che governa la Regione Campania, oneri e onori. Nel centrosinistra frizioni o slanci di compattezza. Discorso che calza a pennello soprattutto per l’Alta Irpinia, che oltre a poter attingere alle risorse del Pnrr è potenzialmente beneficiaria anche dei fondi speciali della Strategia nazionale aree interne. I consiglieri regionali Maurizio Petracca ed Enzo Alaia, la delegata alle pari opportunità Rosetta D’Amelio, hanno l’opportunità di far convergere nelle scelte quei sindaci a loro vicini in un’intesa finalizzata all’efficienza degli enti sovracomunali (Progetto pilota, Consorzio servizi sociali, Comunità montana e nelle caselle delle prossime elezioni provinciali), anzi ad uno sprint di quegli stessi enti in vista della valanga di fondi in arrivo. Come? Trovando prima di tutto una sintesi tra loro stessi e tra gli amministratori prima di lanciarsi in campagne di conquista dall’esito incerto o dagli effetti laceranti.
Con 10 consigli rinnovati (6 i nuovi sindaci e 4 riconferme) non è cambiato tantissimo. Esiste una larghissima maggioranza riconducibile al fronte regionale di Petracca, D’Amelio e Alaia (con il primo ad avere la maggioranza relativa delle fasce tricolore, il terzo che ha guadagnato Villamaina e la seconda che ha riconfermato Lioni e Calabritto). C’è un gruppo più piccolo di sindaci demitiani che ha perso Guardia Lombardi ma potrebbe aver guadagnato Bagnoli Irpino. C’è una schiera di indipendenti (Calitri, Andretta). Ma il gioco dei numeri non è sufficiente a spiegare la complessità del quadro. Equilibrio, competenza e aspirazioni dei singoli sono tre fattori da mettere insieme per indicare le figure migliori per governare il tempo che verrà. Alla fine dei giochi resteranno comunque degli scontenti tra le fasce tricolore, è inevitabile. Ma è fondamentale che possa finalmente sorridere l’Alta Irpinia, che possa rivedere opere, azioni, infrastrutture sul proprio territorio. L’abilità dei 25 sindaci e della politica sarà quella di motivare le scelte per quanto possibile, ma soprattutto agire con dei criteri; politici o territoriali, basta che siano criteri…