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Eolico criminale? Comitati attaccano, Confindustria cauta

Nel teatro comunale di Lacedonia l’industria del vento è stata centro dell’audizione della commissione Anticamorra del Consiglio regionale, questa mattina. La seduta fuori dalle mura del “palazzo” ha dato a comitati e istituzioni locali l’occasione di far sentire la propria voce. Ad ascoltare anche l’assessore regionale alla Legalità Franco Roberti, ex procuratore nazionale Antimafia.

Sono volate parole come macigni: mafie, ricatto, reati. Ma essenzialmente sono arrivate dai comitati, mentre il livello amministrativo locale si è tenuto più cauto. Accanto a esse altri termini, come responsabilità. Di tutti, dei presenti e dei tanti assenti. Della politica e degli amministratori, degli imprenditori, dei tecnici che preparano progetti e li firmano, dei cittadini, dei padri e delle madri di famiglia. Perché spesso ci sono anche i silenzi, i silenzi di molti, dietro al proliferare nell’ultimo ventennio di pale eoliche in Irpinia d’Oriente. Perché a volte questi silenzi fanno discutere, se a tacere sono soggetti come il WWF in quel di Conza della Campania. Perché un parco eolico non lo realizzi dalla sera alla mattina, non spunta fuori dal nulla: servono un bel po’ di scartoffie, servono sondaggi nel terreno, conferenze di servizi, pareri. Serve pure la disponibilità dei proprietari dei terreni, che magari di fronte a un guadagno facile cedono al canto delle sirene nel vento.

Lo hanno detto chiaramente anche Valeriano Monaco e Michele Solazzo, dei comitati Voria e No eolico selvaggio. Rabbioso l’intervento di quest’ultimo. “Bisogna indignarsi e sapersi indignare perché quello che è stato realizzato qui non è quello che ci aspettavamo per i nostri figli e nipoti – ha urlato l’ambientalista di Bisaccia alla platea composta in buona parte da studenti -. Le mafie oggi hanno rapporti con la finanza. A Bisaccia, ad esempio, la proprietà delle pale è di una multinazionale perché Vigorito ha venduto. Noi non siamo dei nimby. Ma siamo orgogliosi di essere dei Don Chischotte. La governance del territorio non può escludere il territorio stesso. Perché un impianto pubblico nel mio paese ora è privato? Il grano non rende più e subiamo il ricatto dell’eolico per 3mila euro di guadagno“.

In sala i vertici delle forze dell’ordine, oltre a rappresentanti del Pd provinciale e dei Comuni di Andretta, Bisaccia, Monteverde, Aquilonia, Sant’Andrea di Conza e Teora. Più misurate invece le parole del numero uno di Confindustria Avellino Pino Bruno, che si è guardato bene dal fare una sterile difesa di categoria richiamando tutti alle proprie responsabilità. “Ci sono stati sicuramente episodi delittuosi, ma sono stati assicurati alla giustizia gli autori. Sicuramente qui ci sono molte pale eoliche, ma accade ovunque in Europa dove ci sono zone percosse favorevolmente dal vento. Ma io dico: chi ha denunce da fare le faccia, le formalizzi. Non parli genericamente di reato. In questa area c’è un progetto per la videosorveglianza degli accessi al paese. Serve però collaborazione responsabile di tutti“.

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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