‘Eolico in Irpinia, il racket è una parte del problema’

“L’arrivo della commissione regionale anticamorra a Lacedonia è un segnale di vicinanza delle Istituzioni. Però il problema ambientale resta. E dobbiamo essere prima di tutto noi irpini a fare autocritica”. Rocco Pignatiello, attivista di Lacedonia, parla in vista della giornata del 25 settembre, in cui la commissione verrà in Alta Irpinia sul nodo eolico-criminalità.
Pignatiello, dopo la visita di Claudio Fava a Bisaccia la questione torna a travalicare i confini irpini e foggiani.
L’iniziativa di tenere a Lacedonia la riunione della commissione anticamorra per far luce sugli attentati che hanno interessato le pali eoliche su questa ultima parte dell’Alta irpinia, soprattutto Bisaccia e Lacedonia, va considerata in maniera positiva. Capire se si tratta di attentati legati alla micro criminalità o se dietro di essi vi sia una vera e propria criminalità organizzata è molto importante per garantire sicurezza e sviluppo di questa zona. Perciò un ringraziamento a Francesco Todisco è doveroso.
Sembra una premessa con un ‘però’…
Sì, sbaglieremmo se pensassimo che questi territori non hanno futuro solo a causa degli attentati, legati al racket eolico.
Parla della questione ambientale?
Certo. Io spero che in Commissione, o anche dopo, ci sia una discussione ampia. A me la traccia del racket, da sola, non convince. Non sto dicendo che non siano fatti gravissimi. Minano la tranquillità di comunità senza tradizioni e presenze criminali. Ma la difesa del territorio va vista su due fronti, quello ambientale è uno di questi. Il problema vero è la progettazione di un nuovo modello di sviluppo che metta al centro la difesa e la valorizzazione del territorio e dell’ambiente, devastati in questi anni da una politica che ha dato mano libera alle imprese di investire in questi territori in assenza di programmazione e di regole certe.
Ci scusi, ma non pensa che mettere insieme due aspetti in una giornata, ambiente e dinamiche criminali, possa creare solo confusione e alla fine un nulla di fatto?
Forse. Ma questo rischio va corso. Innanzitutto bisognerà capire di che stiamo discutendo se parliamo di criminalità, come dicevo prima. Delinquenza comune e abbastanza presente tra Foggia e l’Irpinia visto che sono state arrestate più persone? Sicuramente. Poi occorre capire se si possa individuare una responsabilità più ampia, quella dei colletti bianchi.
Che magari non è criminalità…
Perché le leggi a volte sono permeabili. Il risultato di anni è quello che noi abbiamo chiamato “eolico selvaggio”. La legge regionale 5 aprile del 2016 va vista positivamente solo se i comuni si doteranno del Pec, il piano energetico comunale, e se la regione adotterà il Pear, il piano regionale. Altrimenti tutto resterà come prima e questi territori continueranno ad essere abbandonati.
Ritiene che le incursioni della malavita a Lacedonia e dintorni negli ultimi anni siano legate solo al vento?
Penso di sì. Fino a 10-15 anni fa si rubavano i trattori e si chiedevano i soldi per la restituzione. Un cavallo di ritorno. Nulla più. Certo, la vicinanza a molti territori dove innegabilmente stanno crescendo organizzazioni mafiose, lo dicono le cronache, è un fattore di rischio. Per questo l’iniziativa del 25 resta positiva.
Lei è un rappresentante del mondo dei comitati a difesa dell’ambiente, nello specifico contro l’eolico. Dopo la stagione delle proteste qual è il giudizio sul vostro operato, su quello dei sindaci e sull’azione della Regione? Le faccio questa domanda perché nel frattempo sta scoppiando il caso delle pale eoliche sul lago di Conza…
Domanda complicata, ma cerco di rispondere su tutto. Dopo le grandi assemblee di Bisaccia, e soprattutto dopo l’approvazione della moratoria Iannace-Bonavitacola cui accennavo prima, il coordinamento si è diviso. E’ un dato di fatto. Questo a causa di una diversa lettura della legge e dei suoi effetti. C’è chi pensava che quella legge potesse essere un’opportunità per l’Irpinia, perché le comunità mettessero dei paletti insieme alla Regione. Io e altri la vedevamo così, per intenderci. Altri erano e forse restano più radicali, il giudizio sul quel provvedimento fu più negativo.
Continui.
Sì, passiamo a Regione e Comuni. Napoli non ha ancora approvato il Pear, il piano energetico che deve servire come cornice. Ma nemmeno molte amministrazioni hanno posto freni agli insediamenti eolici tramite Puc e Pec. Vorrei essere smentito sul punto, ma mi pare che in linea generale sia questa la tendenza. I comitati dovrebbero insistere sulle loro amministrazioni. Troppo facile individuare sempre il nemico al di fuori dai nostri paesi. A ben vedere la storia dell’eolico è stata sempre questa. Società, normative blande e responsabilità dei nostri Municipi.
Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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