L’estrema soddisfazione con la quale i comitati hanno accolto l’approvazione della mozione cinque stelle sullo stop all’eolico selvaggio, la dice lunga sulla confusione che sta regnando in materia. In Consiglio regionale la mozione – che è un atto di indirizzo nei fatti molto poco vincolante – è stata integrata da un passaggio in cui il governatore dice: ‘Sono d’accordo con la mozione. Propongo solo la modifica per venire incontro ai dirigenti regionali. Sospendere o interrompere le procedure li metterebbe in difficoltà’.
Ma niente, sui social ambientalisti irpini festeggiamenti vari. Non si parla di primo passo ma di “vittoria”. Di “stop alle conferenze di servizio”. Con frasi come “abbiamo fermato l’eolico selvaggio”. Contenti loro, perché noi consideriamo la mozione prodotta ieri come tutte le altre: una mozione.
Modificata dal governatore – questo dobbiamo riconoscerlo – con un finissimo ed elegante intervento di artigianato burocratico. In pratica De Luca, con il suo passaggio, ha messo se stesso al riparo da critiche. E ha blindato i funzionari proteggendoli da eventuali ricorsi delle società del vento. Ricorsi che difficilmente potevano avvenire in presenza di mozione, che è sempre e solo una mozione. Figurarsi in presenza di questo tipo di mozione. De Luca ha fatto il suo lavoro, i cinque stelle il loro lavoro. Chi invece poteva farlo un po’ meglio è proprio il fronte ambientalista irpino. Che poteva esultare per essere stato riconosciuto formalmente come interlocutore. Poteva ritenersi moderatamente soddisfatto perché la Regione si è impegnata ad approvare il piano energetico in tempi brevi (a proposito, solo quando ciò accadrà si potrà festeggiare davvero). E che invece ha preferito ricevere l’applauso collettivo senza troppi fronzoli. Meglio avrebbe fatto, il fronte dei comitati, a utilizzare le classiche formule “E’ un primo passo, ma dobbiamo lavorare ancora molto…”. Cosa che comunque dovranno fare, il fronte ne è più che consapevole.
Il grado di confusione, si diceva. Questo regna pure nei banchi del consiglio regionale, con uno Stefano Caldoro che venerdì pomeriggio non ci stava a passare per l’Attila del paesaggio. E che spostava l’attenzione, in modo assolutamente ineccepibile, sui poteri in materia che non spettano solo alla Regione… Perché anche questo è vero.