Luigi Famiglietti la definisce “ubriacatura federalista”. E’ il sistema di competenze concorrenti tra Stato e Regioni che secondo i sostenitori del sì, come il deputato Pd, ha creato danni e rallentato lo sviluppo anche e soprattutto nelle aree periferiche. Non è un caso che Famiglietti ne parli in modo particolare in Alta Irpinia, Conza per la precisione. Qui l’ex sindaco di Frigento argomenta a lungo su tale aspetto e dice: “Chi vota no pensa che la politica energetica venga centralizzata a danno dei territori. Io dico una cosa che ho ricordato anche a Potenza. Intanto le trivellazioni ci sono state con la Costituzione vigente e con una classe politica evidentemente poco attenta al confronto con i territori“. Stesso discorso, lascia intendere, anche sull’eolico selvaggio. “Tutto ciò è frutto dell’ubriacatura federalista su energia e grandi opere che ha soltanto danneggiato il Sud. Poi ci accusano di deriva autoritaria. E’ folle, con la riforma degli appalti noi abbiamo introdotto la concertazione con i territori. Ciò che invece verrà meno saranno i passaggi con le Regioni“. Al dibattito sono presenti i sindaci Repole, Palmieri e Cappiello. Con Luigi e Paola Lariccia. Convegno con introduzione del presidente del comitato del sì altripino, Romualdo Marandino. Quest’ultimo ricorda la sua storia. “Sempre a sinistra, anche in esilio“. E in sostanza rimarca “il sì è di sinistra“.
Chiaramente il lato politico viene evidenziato da tutti. Ampia la disamina sul nuovo eventuale Senato. A proposito del fronte del no, Famiglietti non parla di accozzaglia ma di “marmellata indigesta”. Riferimento a Salvini, Grillo, D’Alema e De Mita. Il leader di Nusco citato più volte e i toni non sono teneri. “La sua unica preoccupazione è la sua famiglia“.
Poi torna sulle ragioni delle sì e spiega: “La sfida è importantissima per l’Italia, non ci sono motivi validi per essere contrari. Il variegato gruppo del no parla a vanvera e non entra nel merito. Non hanno argomenti. La realtà è che con il sì la legislazione degli enti locali, prendi l’unione dei Comuni, tornerà allo Stato centrale. Gli stessi Comuni che non sono stati riorganizzati con Bassolino né con Caldoro. Se passa il sì non verrà tutto affidato all’improvvisazione, oppure allo spontaneismo dei sindaci, a parametri regionali diversi o mai applicati. Con il sì sarà tutto omogeneo nella Penisola, anche su altri aspetti. Penso alla sanità, è incredibile che a pochi chilometri di distanza i cittadini abbiano diritti diversi. Assurdo che sul turismo non ci sia una strategia unitaria di tutto il Paese“. E fa notare un dato: “Negli ultimi anni il 56 per cento delle decisioni della Corte Costituzionale ha riguardo i conflitti tra Stato e Regioni. Con la riforma – puntualizza – mettiamo finalmente fine a questa zona grigia che ha bloccato il Paese“.