#Fdm2017. ‘L’Irpinia sia bellezza e accoglienza’, la terra secondo gli ZekeTam

Saranno la band di punta della Festa della musica di Caposele 2017. Sul palco della serata finale, il prossimo 24 giugno. Gli ZekeTam sono una delle realtà musicali made in Irpinia più consolidate e apprezzate, in Italia e all’estero. Un prodotto nato nel 2009 dall’intuizione di Toni Cipriano (voce, chitarra battente, fisarmonica, organetto) al quale si sono aggiunti altri quattro musicisti: Antonio Grieco (chitarra elettrica e classica), Giuseppe Ranaudo (basso elettrico), Carmen Grella (voce e cori) e Simone Cipriano (tamburello, percussioni).

Simone, partiamo da una domanda in apparenza scontata: a quale genere musicale appartengono gli ZekeTam?
Il nostro genere è l’etno POPolare, con pop non a caso scritto tutto in maiuscolo perché nei nostri pezzi sono presenti sonorità del pop e del rock italiano e internazionale. Un modo per valicare le frontiere e avvicinare i giovani e i non esperti alla musica popolare tradizionalmente fatta con strumenti classici. Il nostro pubblico quindi oggi è composto di giovani attirati dalle sonorità moderne dei nostri brani e persone più in là con gli anni.

L’uso del dialetto irpino da questo punto di vista è un limite o si piega bene all’esigenza di comunicare con una platea ampia?
Il nostro dialetto è diverso da quello del paese accanto, c’è una grande varietà linguistica e questa può diventare un limite. Per questo motivo abbiamo deciso di utilizzare il dialetto, non abbiamo intenzione di abbandonarlo, ma di integrarlo con l’italiano e nell’ultimo album anche con altre lingue come lo spagnolo, il francese e l’inglese. Nei testi c’è insomma una grande ricerca linguistica.

A proposito dell’ultimo album, Paesaniero, che significato ha questo neologismo?
E’ la fusione dei termini paesano e straniero. E’ la descrizione di quello che è la nostra musica, radicata culturalmente ma con forti influenze del rock, del folk e del reggae.

Siamo in una fase storica complessa ed è in corso un dibattito acceso a tutti i livelli, dalla legge sullo ius soli alle polemiche sull’accoglienza anche in Irpinia, sullo straniero inteso come migrante e il paesano inteso come italiano. C’è anche la volontà di diffondere un messaggio più sociologico dietro alla scelta di questo titolo?
E’ proprio così. Nell’album Paesaniero c’è il brano “Bienvenue”. Racconta la storia di un personaggio immaginario, uno straniero d’Africa che si fa chiamare Paolo e che arriva in Irpinia. Attraverso questo pezzo proviamo a dire alla società che è necessario fare di più, tenere la mano e dare aiuto a chi ne ha bisogno. Lo paragoniamo agli emigranti irpini in Germania e Stati Uniti d’America. Abbiamo anche messo in rete (disponibile su Youtube) il videoclip di Bienvenue, girato l’anno scorso non a caso a Berlino, città emblematica.

Quando si fa musica legata a un territorio, due sono le strade percorribili: cantare la bellezza o denunciare ciò che non va. L’Irpinia è più una terra da raccontare per le sue qualità o un luogo ancora troppo carico di criticità?
Noi ci teniamo a raccontarne la bellezza, suscitando discussione ma con leggerezza. Vogliamo però dire ai giovani di credere nella nostra terra perché ha una prospettiva davanti a sé e vale la pena restarle attaccati.

Alla Festa della Musica di Caposele suonerete per la prima volta. C’è attesa per la vostra esibizione. Avete suonato in Germania più volte, al Carnevale delle Culture, attualmente siete in tour. Con quale spirito parteciperete all’evento caposelese?
Abbiamo avuto un’ottima impressione. Poco fa sono stato a Caposele per un incontro preparatorio alla serata del 24. Ho visto entusiasmo, un’organizzazione seria messa in campo da tanti giovani. I presupposti per trascorrere delle belle serate in musica ci sono tutti. Del resto la festa sta diventando di anno in anno un appuntamento fisso dell’estate irpina.

Progetti futuri a lungo o medio termine?
Siamo in tour per promuovere Paesaniero e al contempo stiamo già lavorando al nuovo album che dovrebbe uscire nel 2018. Vorremmo poi creare uno spettacolo da proporre in teatro, acustico, che racconti l’Irpinia. E’ soltanto un’idea per adesso ed è la prima volta che ne parliamo pubblicamente. Ma ci piacerebbe aprirci anche a quest’altra forma espressiva.

In bocca al lupo.

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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