Fuochi a Lioni, Bennato canta e racconta i riti

Circa 70 camper arrivati da varie province italiane, oltre 50 stand enogastronomici e d’artigianato, decine tra artisti, musicisti e danzatori. E migliaia di persone a Lioni per la tre giorni di Riti di Fuoco. Questa mattina nella sala consiliare, il momento conclusivo della manifestazione con il convegno “Riti, tradizioni e leggende. L’Irpinia” che è stato anche l’occasione per tirare un primo bilancio alla presenza di Eugenio Bennato, mattatore del sabato con una performance vocale e musicale di alto profilo, che ha coinvolto la piazza e le generazioni. “Questo è paese ricostruito dopo il terremoto, ma il segno del tempo è comunque evidente, conserva la bellezza ad esempio nelle casette colorate di diversi quartieri. Nella musica di queste terre, come la montemaranese, c’è la stessa carica estetica. Ieri sera mi sono sentito a casa mia – ha dichiarato – ed è stato un veicolo di diffusione di una visione ottimistica del Sud che si oppone alla globalizzazione”.

I dieci falò, che fanno riscaldato e illuminato il centro storico, sono stati arricchiti dalla passione dei lionesi e dalla presenza di installazioni artistiche realizzate con materiali vegetali da Dem, street artist ospite dell’associazione La Prediletta. Uno dei tanti esempi della rete che si è creata attorno alla manifestazione fortemente voluta del Comune di Lioni (presente al tavolo la vicesindaco Domenica Gallo), che l’ha inserita nel progetto “Il treno degli eventi” finanziato dalla Regione Campania, e dalla Pro Loco. “Un ringraziamento sentito va ai cittadini lionesi perché davvero attorno dalla nostra Riti di Fuoco abbiamo avvertito un forte senso di comunità – ha commentato la presidente dell’associazione, Maria Antonietta Ruggiero -. Ora il nostro obiettivo è pensare già alla seconda edizione. Il treno turistico di Fondazione Fs, il gemellaggio con il carnevale di Satriano, gli Squacqualachiun di Teora, tutto dice che si può fare un ragionamento che va oltre i confini lionesi”. 

Da Tony Lucido dell’Unpli Campania è arrivato un appello a stimolare e organizzare meglio la ricettività alberghiera dell’area: “Come Proloco, tra sagre, falò e carnevali, portiamo 6-700mila persone in Irpinia nei mesi invernali. Sono escursionisti, camperisti, ma è comunque un dato rilevante”. Di meraviglia negli occhi delle persone ha parlato Roberto D’Agnese, direttore scientifico della tre giorni. All’insegnante Fausta Palmieri il compito di ricostruire storicamente l’origine della Madonna de lo fuoco, la festa che ha ispirato la manifestazione. “Nasce da un rito propiziatorio dedicato alla dea Cerere. Il culto pagano è stato poi associato alla madonna che non se sape, diventata in seguito madonna de lo fuoco, nel giorno in cui ci si asteneva dalle carni. Così il rituale si è caricato di un significato diverso, di benedizione e purificazione. La data da tempo immemore è l’8 dicembre. La legna si nascondeva e poi si portava in piazza. Si armava lo papaiuolo. E leggende paurose di janare e male vienti si diffondevano e raccontavano ai bambini”, ha spiegato.

La presidente del Consiglio regionale, Rosetta D’Amelio, ha sottolineato come per la buona riuscita di un evento non basti il progetto, bensì sia necessaria e fondamentale la partecipazione di un territorio che lo recepisce e fa rete. Michele Miscia da Lacedonia, autore de “La masciara”, ha arricchito il dibattito spronando le comunità a superare i campanilismi. Don Tarcisio Gambalonga, parroco di Lioni, ha infine chiosato precisando: “Bisogna saper leggere la storia e cultura di un popolo, non per sacralizzare ma per valorizzare. Questo paese si è sempre caratterizzato per l’apertura, ma gli è a lungo mancata l’identità. Eventi come questo aiutano a recuperarla e trasmetterla alle nuove generazioni”. 

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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