Di Vincenzo Di Sabato sindaco di Morra De Sanctis
Il 27 gennaio di venti anni or sono, si spegneva la cara esistenza di Gerardo Di Santo, storico Sindaco di Morra. A vent’anni dalla scomparsa, il suo ricordo è ancora vivo nella mente e nei cuoridi quanti lo conobbero ed ebbero modo di apprezzarne le doti di uomo e di amministratore. La sua figura ha dominato la vita pubblica morrese dall’immediato dopoguerra fino alla fine del secolo scorso. Nel dopoguerra, egli fu appassionato protagonista della riconquistata vita democratica impegnandosi con dedizione e passione nella ricostruzione civile e materiale del paese.
Il compianto Celestino Grassi, nel ricordarne la figura, così scriveva: “…di temperamento forte ed agire equilibrato, quondo vi era stato costretto si era rilevato un fiero avversario ed un gagliardo combattente, al punto che, nei momenti di maggiore tensione, le classi più disagiate ne avevano fatto non solo il loro capo ma addirittura la loro bandiera. Di conseguenza, Gerardo era stato molto amato e molto avversato”.
Fino agli anni ‘80, infatti, pur tra mille difficoltà ed incomprensioni, Gerardo Di Santo profuse tutte le sue energie per migliorare le condizioni di vita dei morresi, a partire da quelle della parte più disagiata della popolazione che viveva nelle zone rurali. A tal fine era riuscito a servire di elettricità, strade, acquedotti e scuole anche le contrade più lontane ed isolate.
Il disastroso terremoto del 23 novembre del 1980, in pochi istanti, insieme a tante vite spazzò anche tutto il lavoro che Gerardo Di Santo aveva fatto fino ad allora. Egli non si perse d’animo, si rimboccò le maniche e si rituffò in quella che è stata la seconda ricostruzione del paese.
Sebbene ”…la vita delle piccole comunità è sovente travagliata da vivi contrasti, ingigantiti dalla ristrettezza dei luoghi e defli animi” scriveva ancora Celestino, ”…ai funerali di Gerardo Di Santo … c’era l’intero paese: tutti uniti come lui stesso aveva tante volte auspicato … tutta quella folla non poteva ingannarsi: un’intera popolazione non può sbagliare quando elogia e quando biasima, specialmente quando la frequentazione è stata lunga, e Gerardo, nell’ultimo cinquantennio morrese, non è stato “un” Sindaco. è stato “il” Sindaco”.
Nel suo ricordo, Celestino rivela anche un lato più intimo e, forse, inaspettato di Gerardo Di Santo: una preghiera alla Madonna da lui scritta nel maggio 1967 per l’adorata figlia Maria Concetta. La preghiera così recita:
“Madonna, madre nostra, anch’io mi rivolgo a te per implorare il tuo perdono e la tua protezione; a Te mi rivolgo fiducioso perchè Tu protegga la mia famiglia, i miei parenti ed i miei amici ed illumini tutta la comunità morrese verso la Verità e verso la fratellanza in un momento in cui sembra che il monndo crolli da un momento all’altro. Fà tornare in noi la fede di un tempo, fà che ognuno di noi ami e rispetti il prossimo; fà che nell’animo dei cittadini non alberghino l’odio e la vendetta, ma l’amore e la fratellanza”.
Nel fare mia la preghiera di Gerardo Di Santo, il suo insegnamento e la sua vita addito a tutti i morresi, a questa ed alle future generazioni di amministratori, affinché la sua esperienza umana sia loro di esempio e da essa possano trarre l’ispirazione e la forza necessaria per affrontare e superare con lo stesso coraggio e la stessa determinazione anche i problemi ed i momenti più difficili e bui della propria vita e di quella del paese. Nessuno muore veramente finchè il suo insegnamento, la sua opera ed il suo ricordo vivono nella mente e nel cuore di chi sopravvive.
Arrivederci Professore.