L’amore al tempo del coronavirus. Il rimando al capolavoro di Gabriel García Márquez è inevitabile. L’emergenza Covid-19 ha stravolto le nostre vite nelle piccole e grandi, spesso scontate, cose. Lo sanno bene anche Giuseppe Ciasullo e la sua fidanzata Rosa. Sono di Ariano Irpino: 38 anni lui, dieci in meno lei. Perito industriale lui, commessa in un supermercato lei. Dovevano sposarsi il prossimo 18 aprile. “Avevamo fatto tutto, dovevamo consegnare gli ultimi inviti e provvedere a poco altro. Poi è scoppiata l’emergenza”, racconta Giuseppe nascondendo a fatica la tristezza.
In due settimane la sua città è passata da una condizione di normalità a una popolarità non desiderata sulle testate nazionali. Primo focolaio della Campania, primo Comune a vivere l’esperienza di zona rossa rafforzata: non si entra e non si esce. “Ci siamo interrogati più volte in questi giorni su cosa fosse giusto fare, già prima della chiusura totale – spiega il promesso sposo –. Ci è sembrato evidente che non c’erano più le condizioni per vivere quel momento di festa che deve essere un matrimonio. Chi sarebbe venuto alla cerimonia? Negli ultimi due anni ho attraversato difficoltà gravi nella mia famiglia che ci hanno spinto a rimandare questo passo. Ora siamo stati costretti a farlo di nuovo”.
Qualsiasi celebrazione civile e religiosa è sospesa fino a 3 aprile, ma tutto fa presagire una proroga dei provvedimenti. I due fidanzati quindi hanno dovuto fare i conti con la realtà: “Se pure la situazione migliorasse e i divieti fossero revocati, la paura resterebbe attaccata alle persone ancora per settimane. Che matrimonio è quello nel quale non ci si abbraccia liberamente, non si scattano foto di gruppo o ci si scambiano gli auguri da lontano? Abbiamo pure parenti all’estero, negli Stati Uniti e in Germania, che non potrebbero essere con noi. Di qui la scelta, maturata una settimana fa, di rinviare tutto a settembre“.
Giuseppe e Rosa hanno riscontrato grande disponibilità da parte di tutti. Dal ristoratore al fotografo. Una situazione comune a molti, costretti in questo periodo a spostare la data delle nozze. “Abbiamo dovuto fare la cosa più giusta, eppure è la più brutta che potessimo fare”, si dice.
Non mancano infatti i momenti di scoraggiamento. “Ciò che provo è difficile da spiegare. Ti domandi: possibile che non riesca neppure a sposarmi? E’ inevitabile dare spazio a sentimenti di angoscia. Chiedersi pure: chissà se ci sarò”, ammette il ragazzo che in questi giorni lavora da casa. E aggiunge: “Non è semplice tenere alta la concentrazione. Vivo in una zona periferica, ma la mia fidanzata ad esempio è a contatto col pubblico. Fa male pure sentirsi discriminati dagli altri paesi. Sapere dei posti di blocco agli ingressi della città. Per colpa di pochi Ariano sta pagando un prezzo altissimo”. E’ l’amara considerazione.