Il ministro Delrio ieri mattina ad Afragola, per inaugurare la futuristica stazione dell’Alta Velocità, ha citato “la cura del ferro”: la strategia di investimenti sulla rete ferroviaria italiana che sta interessando il Paese da Nord a Sud. Nell’area più orientale della provincia di Avellino, a cento chilometri dalla metropoli napoletana, il titolare delle Infrastrutture e dei Trasporti ha invece prescritto la “cura dell’alluminio”. Non sono parole del ministro, però potremmo parafrasare in questo modo le dichiarazioni di un Delrio che non ha negato il peso delle opere infrastrutturali in corso di realizzazione in Irpinia. Ma ha voluto porre l’accento su altri progetti “più leggeri”, dalla ciclovia alla riapertura del treno Avellino-Rocchetta, perché in grado di generare un ritorno economico altrettanto importante.
Ci siamo così ricordati che, nel giorno del battesimo di IrpiniaPost poco più di due anni fa, pubblicammo un articolo dal titolo “Grandi opere: tempi lunghi e sguardo corto” (è possibile rileggerlo qui). Dicevamo in sostanza che la parte più a est della provincia, Alta Irpinia e Ufita in particolare, erano interessate da tre grandi infrastrutture sulle quali si era a lungo ragionato: Alta Capacità Napoli-Bari, Lioni-Grottaminarda e galleria idrica Pavoncelli bis. Tre opere strategiche per vari motivi, costose come prevedibile vista la loro portata, attese da decenni, ma fortemente interconnesse in un disegno più ampio di rilancio e potenziamento delle aree interne, di quell’osso appenninico che può diventare baricentrico rispetto alla polpa delle coste tirreniche e adriatiche, da Napoli a Bari. Dicevamo pure però che la natura stessa di quelle infrastrutture, veri giganti d’ingegneria civile, avrebbe richiesto tempi ulteriormente lunghi per la realizzazione e il completamento, al di là di quelli già spesi finora per arrivare alla fase di progettazione esecutiva o di inizio dei lavori e che questo avrebbe imposto, per non farsi trovare impreparati, un grande sforzo degli amministratori e della classe dirigente locale, dalla politica all’imprenditoria, di progettazione parallela delle comunità che di quelle grandi opere dovranno usufruire da qui a un decennio.
E allora facciamo un punto, due anni dopo. Al completamento della Pavoncelli bis, la cui inaugurazione era prevista a gennaio 2017, mancano ancora due chilometri per le difficoltà incontrate nel perforare la roccia. Un’incognita fino a un certo punto preventivabile. Nel frattempo, sono in corso le complesse trattative tra le Regioni Campania e Puglia sui ristori che l’Irpinia dovrebbe avere per l’ennesima donazione di acqua ai vicini del Tavoliere. Al completamento della Lioni-Grottaminarda mancano 135 milioni di euro: la somma necessaria per il tratto tra Gesualdo-Frigento (consegnati invece i lavori tra Frigento e Grottaminarda per 220 milioni e in corso di realizzazione quelli tra Frigento e Villamaina per 70 milioni). Per l’Alta Capacità Napoli-Bari, e quindi per la stazione Hirpinia in quel di Grottaminarda, è difficile ad oggi fare una previsione sulla fine dei lavori: in autunno dovrebbe essere definita la progettazione esecutiva, tenuto conto che il tracciato dovrà attraversare anche una porzione di territorio interessato da frane. Ma le opere sono state inserite nel Patto per la Campania, i Governi Renzi e Gentiloni continuano a spingere per la loro realizzazione. Nuove frenate dovute a un eventuale cambio della guardia a Palazzo Chigi tuttavia non sono da escludere.
Qualcosa parallelamente si è mosso pure sul piano più strettamente locale. Anche se il tutto appare ancora abbastanza nebuloso. Sono stati attivati, o si è cominciato a utilizzarli, strumenti come le aree vaste (nel caso dell’Ufita) o il Progetto Pilota Alta Irpinia; si è messa in moto tra Palazzo Santa Lucia e Roma la macchina per il riconoscimento della Zona economica speciale per l’area industriale Valle Ufita; si inizia a parlare di ciclovia dell’Acquedotto Pugliese, di percorsi di mobilità sostenibile dedicati agli amanti della bicicletta, ma pure a quelli del treno con la riattivazione a scopo turistico della Avellino-Rocchetta. Si sta parlando di recupero di stazioni e beni demaniali, di creazione di una rete turistica e museale, di pagamento dei servizi ecosistemici (proposta in fieri del sindaco di Cassano Irpino Salvatore Vecchia), di rilancio degli insediamenti industriali post terremoto con la valorizzazione della filiera legno e incubatori di impresa. Il tutto finalizzato a creare occupazione, vero dramma di un’area interna che si spopola perché mancano i servizi, compresi quelli di mobilità sui quali Delrio ha la competenza e che scarseggiano (facendo diventare complicato raggiungere persino Avellino senza mezzi privati), ma lo fa soprattutto perché per i giovani e le famiglie manca il lavoro.
La cura dell’alluminio quindi in attesa di poter passare in questa porzione di mondo al ferro. In attesa di vedere anche, sul versante più a ovest della provincia, diventare realtà l’elettrificazione della Benevento-Avellino-Salerno che significherebbe tra le altre cose collegamenti più rapidi via rotaie con Napoli e con le università di Fisciano e del Sannio. In attesa di cose che potrebbero pure non arrivare e nel frattempo o ci si inventa qualcosa o non resterà nessuno ad aspettare.