Diciamoci la verità, di solito una degustazione di vini è roba per intenditori e addetti ai lavori. Roba che incuriosisce fino a un certo punto, senza arrivare a chi non partecipa direttamente all’evento. In teoria poteva essere questo il rischio di Ciak Irpinia, manifestazione che a Taurasi ha raccolto 40 produttori con la regia del Consorzio Tutela Vini d’Irpinia. Che vista con superficialità avrebbe avuto tutti gli ingredienti per un brindisi all’interno delle mura del castello. Per pochi intimi (relativamente pochi) o giù di lì. Il rischio c’era, ma nulla di tutto questo è accaduto. Al contrario, è successo che all’interno di quelle mura si siano trovati intorno allo stesso bicchiere grandissimi produttori e le “piccole” o addirittura le “neonate” cantine. Cantine che, per intenderci, non hanno ancora mostrato il primo Taurasi perché troppo giovani. Ma col minimo comune denominatore che è solo qualità, e scusate se è poco.
La storia e la geografia del vino in Irpinia. Il presente e il futuro. Tutto insieme. Ma neanche questo poteva bastare a rendere una manifestazione vincente. A renderla tale è stato anche il matrimonio con alcuni prodotti gastronomici della nostra terra. E allora i commoventi salumi di Vincenzo e Antonio Parziale, made in Torella dei Lombardi. Oppure i formaggi di Luigi Di Cecca, da Calitri. Insieme ai piatti cucinati dai ragazzi dell’Istituto Alberghiero di Lioni o il risotto a base di un aglio colto nelle alture di Avella.
Tutto insieme appassionatamente. Prima la degustazione per giornalisti di stampa nazionale e internazionale e la sintesi con Luigi Moio, Piero Mastroberardino e il presidente del Consorzio, Stefano Di Marzo. Col primo che ha tracciato un parallelismo musicale, il Fiano solista e il Greco come orchestrale di lusso. Giornata riuscita, chi è venuto da fuori si è praticamente tuffato nel nostro mondo fatto di volti e dialetti anche variegati. Come variegata è l’Irpinia con le sue diverse influenze e il diversi microclima. Dai monti alle colline: non ovunque si fa vino ma ovunque nascono i fior, a volte sotto forme di formaggio, altre di legume, salume…
I tuffatori dall’estero e da fuori regione hanno quindi parlato con gli autoctoni e viceversa, questi hanno discusso tra di loro tra decine di etichette e centinaia di bigliettini da visita. Un incontro che porterà sicuramente frutti alla vigilia di cantine aperte. Peccato che l’appuntamento cantine aperte non sia ancora diventata vera e pura promozione in Irpinia. E peccato che i luoghi del vino, anche Taurasi, non diano alcuna indicazione al visitatore. Neanche ieri. Non un cartello, uno stand al di fuori del castello anche solo per proporre i luoghi stessi. All’esterno della mura del castello c’era un paese come un altro, in un giorno qualsiasi. Manifestazioni nel deserto, Ciak Irpinia come un’oasi. Per adesso una bella piattaforma da cui partire.