Sì, d’accordo, non parliamo di grandi numeri. Né si può usare la classica forma del boom di presenze. Il People Involvement di Frigento è stato festival per pochi, i temerari del dopo la pioggia e dell’umidità soprattutto l’ultimo giorno. Quelli che ok i prodotti tipici ma può anche bastare birra e panino perché l’importante è la musica. Quella c’era, altroché. E pure questa non sarà da grandi numeri ma è stata fatta da gente con gli attributi. The Niro e Siberia sono nomi noti, forse non a queste latitudini ma nomi noti. Elio Germano di più. Ma una bellissima figura l’hanno fatta anche gli irpini sul palco. Mercalli, eleganti e non tanto lontani dalle atmosfere dei Siberia (new wave e cantautorato). E i Vat Vat Vat, un po’ più difficili da collocare perché si muovono tra tastiere ariose ma con parentesi funk.
E d’accordo, anche se verrebbe facile non si vuole neanche celebrare la nostalgia del rock. Di quelli che si ritrovano in piccolo ambiente incastonato tra le feste ben avviate o iper-finanziate. Quei nostalgici, sempre meno, che alle altre feste ci vanno pure; ma che ogni tanto per una sera al mese “si può anche evitare la sagra delle tipicità e il folk a loop“. Siamo piccoli in provincia. Piccole comunità, piccoli paesi, forse anche piccoli orizzonti. E chi è più piccolo segue i grandi, per paura di non ritrovarsi ancora più solo. Cosa che non hanno fatto le ragazze i ragazzi del People Involvement, scegliendo di portare avanti la loro linea. E qualcosa di bello è venuto fuori, al di là dei suoni emessi da una line-up di qualità elevata.
La sensazione è che la voglia di proporre qualcosa di alternativo ci sia. Che ci si possa ritrovare per portare avanti un’Irpinia del rock, sempre nell’accezione più ampia, coinvolgendosi a vicenda tra singole realtà. Singoli paesi, singoli festival. Discorso che vale un po’ per tutto, dal turismo all’enogastronomia fino ai servizi comunali minimi. Ma in certi casi vale ancora di più.
E’ solo difficile l’incontro, lontani come siamo gli uni dagli altri. Però si potrebbe fare, partendo dall’estate ma senza troppi limiti di stagioni. I gruppi ci sono, gli appassionati anche. I coraggiosi lo stesso. E se nel pomeriggio di sabato si dibatteva con l’autore di Irpinia Paranoica sulla possibilità degli stati generali della paranoia, un summit di chi pensa che le cose da queste parti vadano male, malissimo… si potrebbe anche lanciare l’idea degli stati generali della musica, magari del rock, tra le periferie delle periferie. Tra Alta Irpinia e Ufita, che già ospitano i grandi eventi dell’estate ai quali si sono aggiunte nuove esperienze come Verteglia Mater o Altura. Stati generali che non significano un grande convegno, ma un’azione costante di comunità musicale e artistica in genere. Non sappiamo se i tempi e i luoghi siano maturi, ma oggi lo scriviamo perché non avevamo di meglio da fare…
(foto copertina The Niro, poi Vat Vat Vat e Siberia)