Fumata nera martedì pomeriggio per la Iavarone Legnami spa di Calitri. Il tavolo tra sindacati e proprietà si è concluso con un nulla di fatto: resta infatti in piedi la procedura di licenziamento collettivo avviata a metà aprile. Nove su venti i dipendenti, quasi tutti addetti alla produzione, che rischiano il posto di lavoro, dopo la lettera con la quale Iavarone e soci hanno annunciato di voler ridurre il personale per far fronte alle difficoltà economiche dello stabilimento dell’area industriale Asi calitrana.
Non si esclude che nei prossimi giorni le parti possano nuovamente incontrarsi. Questo almeno l’auspicio dei lavoratori che guardano con apprensione alla scadenza del 26 maggio. Dopo quella data, infatti, scatteranno i 120 giorni di tempo per la formalizzazione dei licenziamenti. Per questo motivo, gli operai continueranno a ritrovarsi davanti ai cancelli aziendali: il presidio permanente resterà attivo nella speranza che la mediazione di politica e istituzioni nelle prossime ore possa aprire uno spiraglio.
“In realtà una possibilità c’è e verrebbe data dall’istituzione anche a Calitri della Zes (la zona economica speciale, ndr) – commenta il sindaco Michele Di Maio -. Le aziende che beneficerebbero di contributi e sgravi fiscali non sono solo quelle che devono ancora insediarsi, ma anche quelle già insediate. Al di là degli ammortizzatori e delle rotazioni, che fanno parte della contrattazione, quello che possiamo fare come istituzione è dire in forma ufficiale che a Calitri esisterà la possibilità di questi sgravi, ovviamente qualora l’azienda volesse continuare. E questo è il punto più delicato“.
Al momento la decisione della proprietà appare incontrovertibile. Crisi del settore edilizio, difficoltà nell’approvvigionamento della materia prima dalla Siberia, aumento dei costi di gestione della produzione: queste sarebbero le ragioni dietro al taglio del personale nella fabbrica dei legni pregiati calitrana.