Lo conosciamo per ragioni di sintesi come il referendum contro il petrolio. In realtà quello discusso nella prima seduta del Consiglio regionale post pausa estiva è il referendum promosso da Possibile, contro l’articolo 38 dello Sblocca Italia e il decreto Sviluppo. In sintesi, si chiede di eliminare la possibilità in capo al Governo di fare ricerche di idrocarburi con la motivazione della “strategicità, indifferibilità e urgenza”; di ridurre la durata dei permessi per trivellare; di escludere che sia Roma a decidere sui permessi minerari senza aver sentito il parere delle Regioni e dei territori o in caso di parere negativo. Assieme alla nostra Regione, sono 10 le assemblee regionali che hanno deciso di mettere ai voti la richiesta di referendum (la Sicilia ha votato scegliendo il NO). Intanto, vediamo di capirne di più.
COS’E’ UN REFERENDUM?
Esistono vari tipi di referendum, ma quello che interessa noi è il referendum abrogativo: uno strumento di consultazione popolare. In altre parole, si chiede direttamente ai cittadini di decidere se sopprimere (totalmente o in parte) una legge esistente. E’ previsto dalla Costituzione all’articolo 75.
CHI PUO’ PRESENTARLO E QUANDO?
500mila elettori o 5 Consigli regionali. Il secondo caso è quello che interessa la questione petrolio. Le richieste possono essere depositate dal 1º gennaio al 30 settembre di ogni anno. Ecco perché il movimento No Triv ha insistito a lungo perché il Consiglio regionale campano si pronunciasse entro il mese di settembre.
VERIFICHE
Si dice tecnicamente che esiste un duplice controllo di legittimità sulle richieste di referendum, cioè una doppia verifica che le cose siano fatte secondo la legge:
– entro ottobre la Corte di Cassazione attraverso l’Ufficio centrale per il referendum verifica la raccolta e il conteggio delle firme;
– tra gennaio e febbraio la Corte Costituzionale si pronuncia sulla correttezza del quesito referendario, sarebbe a dire del testo, e stabilisce se contrasta o meno con la Costituzione.
QUANDO SI VOTA?
Ottenuto l’ok della Cassazione e della Consulta, il referendum deve essere indetto in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. Se il Governo dovesse cadere, il referendum è automaticamente sospeso.
COME FUNZIONA?
Gli elettori sono chiamati a esprimersi scegliendo tra un SI e un NO. Ma attenzione, sono due le insidie:
– Perché la votazione sia valida bisogna raggiungere il quorum, cioè portare alle urne la maggioranza degli aventi diritto. E’ probabilmente questa la difficoltà più grande che il fronte anti-trivelle dovrà superare: quella di coinvolgere la popolazione su un argomento che sembra interessarla, almeno fino a questo momento, molto poco.
– La legge stabilisce inoltre che il SI o il NO per essere vincolanti debbano ottenere a loro volta il 50% + 1 delle preferenze.
RISULTATO: IPOTESI 1
– Se il referendum raggiunge il quorum e vince il SI, il Parlamento dovrà prenderne atto e sarà impossibilitato a disciplinare in maniera identica la materia.
RISULTATO: IPOTESI 2
Se il quorum non viene raggiunto o prevale il NO, non sarà possibile presentare richiesta di referendum sulla stessa legge per i successivi 5 anni.
CURIOSITA’
Dal 1974 a oggi sono stati ben 7 i referendum abrogativi che non hanno raggiunto il quorum, quasi tutti presentati negli ultimi venti anni. I movimenti No Triv di tutta Italia sono consapevoli del rischio che il referendum non raggiunga il quorum: ecco perché, oltre a sollecitare la Regione Campania a presentare la richiesta, stanno invocando da tempo leggi regionali forti, in grado di creare una strategia energetica e paesaggistica. Leggi che, seppure lo Sblocca Italia restasse in vigore così come è, possano rappresentare degli scudi per il territorio irpino e sannita.