L’attesa nella piazzetta di Rocca San Felice è carica di dubbi. Provare il riconoscimento Igp o la Dop? Consorziarsi o attendere? I produttori del formaggio Carmasciano – questo pecorino della zona di Rocca, Guardia, Sant’Angelo, Frigento e Villamaina, con un nome che purtroppo inizia a diffondersi impropriamente nelle sagre più disparate – attendono Luca Bianchi. Al Ministero delle Politiche agricole è a capo del Dipartimento per la promozione e la tutela dei prodotti tipici. E qui c’è bisogno di tutelare prima per promuovere poi. Bianchi arriva accompagnato dal deputato Luigi Famiglietti, che da qualche anno sta provando ad agevolare i caseifici della zona, perché questi ottengano un riconoscimento ufficiale per il formaggio. Riconoscimento che poi sarebbe una manna per gli stessi paesi. Parliamoci chiaro: l’Alta Irpinia ha grandi potenzialità e vari artigiani del gusto che stanno crescendo. Però, fatta eccezione per la zona del vino tra Castelfranci o Montemarano, non ha una marchio che certifichi un’eccellenza.
Il percorso è complicato ma possibile, spiegherà Bianchi nella sala comunale di Rocca. Ma dipende dai produttori, che devono scegliere la strada giusta. Igp, con qualche vincolo in meno ma che può rappresentare uno strumento migliore se si pensa di ampliare la produzione. Oppure la Dop, con regole più stringenti ma che tutela moltissimo. E visto che la zona non è estesa, visto che siamo a circa 6mila capi ovini, sembra di capire che la Dop sia il percorso giusto. Intanto Giuseppe Moscillo, il giovanissimo presidente dell’associazione dei produttori del pecorino Carmasciano, si attiva per spiegare e ascoltare. Da oggi tecnici al lavoro per presentare a Roma una documentazione impeccabile.
Bianchi, a sinistra nella foto col vicesindaco di Frigento, dice “che bella zona, che belle terre“. E’ vero, ma a questo angolo di Sud manca un collante gastronomico. Perché nei prossimi anni, in queste terre che non sono neanche lontanamente l’Umbria e la Toscana in quanto ad arte e monumenti, le carte da giocare potranno essere “solo” natura e gastronomia. Dopo l’incontro coi produttori e i sindaci della zona si passa alla fase dell’assaggio.
Prima nell’azienda Flammia di Frigento poi da Carmasciando, tra Rocca e Guardia, in un contesto naturalistico splendido. Zone nascoste, dove ci passi per sbaglio oppure se ti perdi. Questo è il cuore pulsante di una parte d’Irpinia protetta dalla natura. Senza fare pubblicità palese o occulta ai produttori, parliamo di due aziende molto diverse. A conduzione familiare la prima, che produce pecorino e uno splendido caciocavallo. Duecento animali. La seconda è un’azienda nuova ma imponente. I proprietari, tanto per dire, sono quelli dei Feudi di San Gregorio. Per dire eh… Qui la produzione è variegata. C’è il classico pecorino, con l’inconfondibile granulosità al palato del Carmasciano. O anche un pasta molle. Oppure forme lasciate adagiate sulle vinacce. E nascono le emozioni. Di Fiano, Greco e via dicendo…
E’ il mondo del Carmasciano: realtà diverse ma stesso territorio. Poche migliaia di ovini, sei aziende già aperte. Altre tre-quattro ai nastri di partenza e composte da giovani. E realtà come Torella dei Lombardi che seppur fuori dall’areale ospita ed esporta un’agricoltura di supporto. Bianchi prende appunti e chiede, degusta e osserva. Ma molto, moltissimo, dipende solo da noi. Bisogna scegliere, unirsi. Non cadere nella tentazione della scorciatoia, della frode. Non svendere un prodotto che ha un valore ma che potrebbe perderlo facilmente. Poche storie, nel mondo dell’enogastronomia il merito genera sempre un successo. Ecco perché il viaggio di un esponente del Ministero serve solo da stimolo. Quasi per incoraggiare. Il grosso va fatto in loco. “Nessun vittimismo. E in questo caso non cadiamo nel meridionalismo. Quello lo studiamo solo per cultura“, dice Angelo Nudo di Carmasciando…