Politicamente parlando l’Irpinia è sembrata un corpo estraneo rispetto al Paese Italia. I risultati delle amministrative danno qualche indicazione in tal senso, anche se 13 Comuni rappresenterebbero poco in teoria; anche se la strategia politica à stata attuata in una, due, al massimo tre realtà.
L’Irpinia resta una sorta di unicum per la presenza di un leader ancora in grado di dire la sua su più partite. Ciriaco De Mita avevo detto la sua nelle ultime due elezioni regionali, determinandone l’esito. Così per il referendum costituzionale, ma qui l’esito non sarebbe cambiato molto. Ha detto la sua nei Comuni “Cirietta” dell’anno scorso, siglando un accordo con Rosetta D’Amelio e buona parte del Pd. E ancora oggi ad Atripalda, dove Cirietta si è addirittura allargata a destra e sinistra tagliando fuori il Pd renziano irpino-sannita (Umberto Del Basso De Caro).
Tutto ciò spiega solo in parte l’anomalia dei risultati in Irpinia. Un’anomalia generata innanzitutto dalla mancanza di offerta politica. Il centrodestra, a differenza del dato nazionale, è ormai totalmente scomparso e forse solo il ritorno del suo numero uno (Silvio Berlusconi) potrebbe ridare vita agli azzurri di queste latitudini. Azzurri che però, e anche qui torna il discorso De Mita, gradirono l’apparentamento con Nusco negli anni di Caldoro e in generale del massimo splendore forzista (e chissà, probabilmente lo gradirebbero ancora se Nusco non stesse guardando soprattutto a sinistra). In ogni caso, nel mondo centrodestra, è davvero curioso che una mazzata elettorale come quella di Nicola Moretti a Solofra venga nascosta. E che Ettore De Conciliis mostri soddisfazione per l’ingresso dello stesso Moretti in opposizione.
I brutti risultati del Movimento Cinque Stelle non contribuiscono a rendere “normale” il quadro irpino. In generale i pentastellati non hanno brillato. Ma altrove hanno fatto molto meglio che in Irpinia anche in piccoli Comuni (più piccoli di Atripalda e Solofra). Segno che forse la strategia attuata fino ad ora su scala provinciale, ossia quella di provare la corsa nelle realtà demograficamente più importanti (Avellino e Monteforte prima, Solofra e Atripalda oggi) per poi tornare senza consiglieri, non sembra affatto vincente. Perché non provare pure nelle comunità meno popolose?
Verso le amministrative 2018. Senza un ritorno effettivo del centrodestra e senza una diversa strategia pentastellata sul territorio, la prossima sfida verrà giocata essenzialmente dall’Udc e da un Pd presumibilmente spaccato. E ogni tanto da schegge di destra e sinistra. Oppure da movimenti civici nati sulla base di un’esigenza del momento (vedi la lista No al Biodigestore di Chianche). Certo, prima si terranno le elezioni politiche e la tornata provinciale non potrà non risentire di ciò che accadrà alle urne e nel Parlamento. Ma al momento il quadro politico è scarno, mancano davvero troppi pezzi.