E’ vero, soprattutto d’estate si abusa del termine turismo. Si sogna spesso, senza il minimo appiglio alla realtà. Così anche un master di architettura può sembrare a prima vista una sfida utopica. Cambiare il volto dei borghi? Salvare i paesi dallo spopolamento? E come diavolo si fa? A Quaglietta, prima giornata del master Arint del Dipartimento di architettura della Federico II di Napoli, la questione diventa concreta.
I sognatori del paesaggio non ci sono, nel caso hanno però i piedi per terra. E i loro partner una bella dose di coraggio. Vedi Pino Bruno, numero uno di Confindustria Avellino. La sua è una presenza dirompente, ma che si armonizza col tutto. E sostiene: “E’ ora di iniziare a fare rete sul serio, di mettere insieme saperi e conoscenze con le opportunità di sviluppo puntando a sostenere iniziative utili“. Gli chiediamo quali siano. Bruno risponde subito e poi conferma in conferenza: “Polo tecnologico ad Aquilonia, un grande progetto di rilancio per il Laceno, il biodigestore a Teora e non a Chianche“.
Che significa? Che nell’Irpinia d’Oriente c’è l’interesse di una realtà produttiva per fare innovazione, poi vedremo come. Per il Laceno la mano degli architetti potrebbe essere rilevante. Per Teora aggiunge lui stesso: “Il biodigestore non puzza e non inquina. Ma a Chianche non si può fare, è un danno di immagine per quel territorio. Provate a vendere una Docg all’estero con un impianto rifiuti nelle vicinanze. Fuori queste cose non le vogliono nemmeno sentire“.
Insomma si parla di un bel po’ di roba. Come il professore del Diarc, Francesco Rispoli: “Turismo di queste aree interne? Ma sì, un po’ si potrebbe anche fare. Però senza una rete di produzioni locali non porterebbe numeri sufficienti in chiave economica“. Enogastromia, artigianato. Ma non solo. Un territorio che produce è un territorio vivo. Sono un territorio vivo è un territorio che può fare accoglienza e quindi turismo. Poi si dovrà scegliere il tipo di turista, ma per adesso sembrano discorsi ancora troppo complessi. Parte dei borghi, pure quello di Quaglietta d’altronde, è ancora in costruzione. Le attività come l’Albergo diffuso si affacciano per la prima volta sul mercato. “Noi oltre a ragionare come paese dobbiamo ragionare come comunità, se cominciamo a dare i segnali del genere alle popolazioni daremo un grande contributo“, aggiunge il sindaco di Calabritto, Gelsomino Centanni. Uno di quelli che non ne può di carte e burocrazia. Che, come supponiamo il 90% degli altirpini, ha bisogno di veder nascere iniziative di sviluppo concrete in zona dopo anni di teoria e gli anni dei grandi tagli.
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