E’ stata redatta e poi presentata una relazione che inizia a far luce sull’inquinamento nella Valle del Sabato. Un’indagine sui suoli autofinanziata dall’associazione “Salviamo la Valle del Sabato” ed effettuata dal professor Stefano Albanese. Quello che emerge è un quadro dettagliato, sostanza per sostanza, ma che comunque rappresenta secondo lo stesso docente solo una base per una caratterizzazione delle sostanze presenti su quel territorio.
Metalli tossici
La loro presenza mostra una condizione di limitata pericolosità. Berillio, Tallio e Stagno, seppur superano i limiti di legge in più del 90% dei campioni, sono caratterizzati da valori che si ritiene possano essere quasi esclusivamente frutto della natura vulcanica delle coperture pedologiche. Localmente, tenuto conto dell’incertezza del metodo statistico, p probabile che processi legati ad attività agricole come l’uso di fertilizzanti fosfatici per il Manganese (SVS05) o ad attività produttive locali per lo Stagno (SVS06) abbiano potuto generare una condizione anomala rispetto ai riferimenti regionali (De Vivo et al., 2016);
Rame
Le concentrazioni di rame in diversi campioni raggiungono valori che risultano anomali rispetto ad una potenziale condizione di naturalità probabilmente per un loro utilizzo agricolo intensivo attuale e/o pregresso;
Composti organici
Per quanto riguarda i composti organici analizzati, limitatamente ai campioni prelevati e selezionati per la determinazione dei singoli analiti, si è potuto osservare come:
i valori di formaldeide nei campioni prelevati (SVS01 e SVS02) sono estremamente elevati e risultano totalmente “fuori legge” rispetto alle CSC individuate dall’ISS sia per un uso “verde pubblico e/o privato e residenziale” ovvero ad uso “industriale e commerciale” dei suoli e potrebbero, verosimilmente, essere stati generati da processi produttivi che ne prevedono l’utilizzo;
i valori di IPA e di PCB, laddove al disopra dei Limiti di Rilevabilità Strumentale (LRS) del metodo analitico, siano inscrivibili nella normalità dei valori attesi per un’area storicamente antropizzata;
i valori della sommatoria di PCDD e di PCDF (Diossine) misurati nel solo campione SVS07, benché risultino al disotto delle CSC di riferimento per questi composti, superino le concentrazioni di riferimento riportate dall’APAT (2006) per i suoli in area rurale e potrebbero essere state generate da combustioni di rifiuti o comunque da processi produttivi/industriali presenti nell’area che prevedono l’utilizzo di cloro.
L’Analisi
In considerazione del fatto che diversi valori dei contaminanti considerati nei suoli dell’area di studio siano risultati al limite o superiori alle CSC indicate dal D.Lgs, 152/2006 e, nel caso della formaldeide, ai valori di riferimento stabiliti dall’ISS e che alcuni di questi rientrano nel novero dei contaminanti con effetti cancerogeni certi sugli esseri umani, si evidenzia la necessità per la Valle del Sabato di realizzare una caratterizzazione ambientale di dettaglio basata non solo su un numero consistente di campioni di suolo ma anche su misure della distribuzione in atmosfera di contaminanti volatili, come la formaldeide e altri composti organici, che possono essere introdotti nell’ambiente dalle attività produttive che operano localmente.
Una maggiore quantità di dati omogeneamente distribuita sul territorio ed un monitoraggio continuo dei contaminanti dispersi in atmosfera, inclusi formaldeide (CH2O), Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), Policlorobifenili (PCB), Diossine, Ossidi di Azoto (NOx), Ozono, polveri inalabili (PM10) e polveri toraciche (PM2.5), idracidi come Fluoruro e Cloruro di Idrogeno (HF e HCl) e Difenilmetano diisocianato (MDI), potrebbe condurre alla delineazione di un quadro storico e attuale dei processi di contaminazione che hanno interessato la Valle del Sabato ed alla localizzazione delle possibili sorgenti primarie.
Inoltre, la disponibilità di un cospicuo numero di dati ambientali spazialmente distribuiti in maniera omogenea sul territorio di interesse potrebbe agevolare la realizzazione di una analisi preliminare quantitativa di rischio sanitario (PQRA) suscettibile di condurre all’individuazione di aree dove l’esposizione ambientale potrebbe rivelarsi fonte di un’aumentata frequenza di condizioni morbose nella popolazione.